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Editoriale

Mourinho, Tiago Pinto e Friedkin: il grande abbaglio

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Il 4 maggio 2021 rischia di diventare il ‘grande abbaglio’ per tutti: per i Friedkin, per i tifosi e per Josè Mourinho stesso. Quel giorno, che rimarrà impresso nella mente di tutti noi, dove anche i giornalisti che si occupano di mercato non sapevano che dire all’annuncio di Mou, sta diventando un boomerang per la Roma. Ma analizziamo i fatti.

Lo Special One viene annunciato proprio ad inizio maggio dello scorso anno e la piazza romanista è subito in fermento: si sognano ad occhi aperti campioni da portare nella Capitale, si ipotizzano squadre, addirittura verranno associati nei mesi successivi alla Roma gente del calibro di Cristiano Ronaldo e Sergio Ramos. Tutto un grande bluff. Perchè, a parte Abraham, arrivano Shomurodov, Vina e Rui Patricio. No, non può essere un mercato da Mou. Lui, da sempre, ha bisogno di gente che oltre ad avere un tasso tecnico superiore alla media, abbia anche molto carattere. Infatti nell’Inter, pur avendo giocatori non molto tecnici come Materazzi ad esempio, però rimediavano proprio con il grande carattere alle loro carenze. Tant’è vero che l’ex interista è anche Campione del Mondo, con tanto di gol decisivo nella finale contro la Francia

Mourinho, che da sempre non ha dato mai un gioco vero e proprio alle sue squadre, ha probabilmente (anzi, senza sicuramente) sopravvalutato la rosa a sua disposizione. Non sarà da primo o secondo posto, ma nemmeno da settimo. E qui c’è una differenza sostanziale. I Friedkin, dal canto loro, non hanno rinforzato adeguatamente la rosa e hanno speso malissimo i soldi investiti: 90 milioni di cui 18 per Shomurodov e 13 per Vina. Dopo la prima parte di campionato sulla spinta dell’euforia, dove si è vinto contro Trabzonspor (2 volte in Conference League) Fiorentina, Salernitana, Sassuolo, CSKA Sofia (in Coppa), si cade a Verona per 3-2. E lì si interrompe la magia e inizia ad esaurirsi l’effetto Mourinho. Il 6-1 in Norvegia contro il Bodo sarà il picco più basso e più umiliante della stagione giallorossa.

Mourinho inizia un’opera di epurazione dei giocatori che, secondo lui, sono i responsabili del tracollo norvegese: fuori Kumbulla, Reynolds, Villar, Diawara e Borja Mayoral. Qualcosa nello spogliatoio inevitabilmente si rompe. Perchè a parte Kumbulla e Diawara, gli altri hanno tutti lasciato la Roma a gennaio. Lo stava facendo anche il guineano, ma non ha trovato offerte allettanti (voleva a tutti i costi il Valencia). 

Insomma, Mourinho comincia a perdere certezze e intanto la stagione vola via con pochi picchi (vedi la vittoria contro l’Atalanta a Bergamo) e tante delusioni. Anche la vittoria di Empoli, dove la Roma ha giocato il più bel primo tempo della sua stagione, è stata vanificata dai pareggi contro Genoa e Sassuolo. In mezzo c’è stata la disfatta di San Siro contro l’Inter in Coppa Italia con conseguente ‘sfogo’ di Mou contro la squadra finito sui giornali per scatenare una reazione.

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I Friedkin, dal canto loro, a gennaio hanno preso in prestito Sergio Oliveira e Maitland-Niles: il primo con diritto di riscatto, l’altro in prestito oneroso secco. E, a parte qualche sprazzo di Oliveira, l’inglese non ha dato un grandissimo apporto alla squadra. Ma non è stato regalato a Mou il regista che chiedeva dalla scorsa estate, quel Xhaka, oppure Zakaria, che sono stati inseguiti fino alla fine senza successo.

Mourinho alla Roma rischia di diventare il parafulmine per gli errori di Tiago Pinto sul mercato e del poco potere gestionale dei Friedkin. Non basta ingaggiare uno dei tecnici più vincenti per vincere automaticamente, ma bisogna costruirgli una squadra intorno. Una squadra vera, fatta di campioni. E’ questo il vero problema della Roma. Mou potrebbe diventare – se già non lo è – il più grande abbaglio per tutti. Tifosi compresi. 

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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