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Editoriale

Roma, alla fine aveva ragione Mourinho. Ora si dia continuità al progetto, ma vincendo

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Alla fine aveva ragione Mourinho. E di Josè bisogna sempre fidarsi. Aveva detto poche settimane fa di non aspettarsi un terzo acquisto e così è stato. Il mercato invernale della Roma è stato contraddistinto da moltissime difficoltà: non si poteva fare il passo più lungo della gamba. D’altronde la disastrosa gestione degli anni pallottiani hanno portato a un dissesto economico e finanziario senza precedenti nella storia del club giallorosso. I Friedkin hanno provato (e proveranno) in tutti i modi a diminuire il gap con le altre, ma uno strapotere Juve in questa sessione di mercato raramente si è visto negli scorsi anni. Vlahovic, Zakaria – a lungo seguito anche dalla Roma – per non parlare delle cessioni di Ramsey e Kulusevski, hanno fatto il resto. 

Appare difficile, ora, raggiungere il quarto posto. Ci sono squadre obiettivamente più attrezzate per la qualificazione in Champions League. Oltre alla già citata Juventus e ad un’Inter che si appresta a vincere il suo secondo campionato consecutivo (il ventesimo della sua storia), Napoli e Milan sembrano avere qualcosa in più. Due scontri diretti, proprio contro i rossoneri, la Roma li ha persi, così come entrambi quelli con la Juventus. E alla fine quei punti contano e conteranno a fine stagione. Con un’Atalanta oggettivamente meno forte rispetto agli anni scorsi, rimane in ballo il quinto posto. Ma ci sarà da lottare e sudare. 

Tutto dipenderà da come Mourinho imposterà la squadra in questo ultimo scorcio di stagione: gli impegni saranno molteplici, sia in Conference League che in Coppa Italia (sperando di andare il più lontano possibile). C’è la sensazione che questo sia l’ennesimo anno di transizione per la Roma, dove si cercherà di rinforzare pesantemente la rosa in estate. D’altronde Mourinho docet: servono giocatori di personalità. Sicuramente Sergio Oliveira lo è: il suo impatto con la Roma è stato devastante con due gol in tre partite, condite da prestazioni di alto livello. Maitland-Niles, arrivato a Roma con tutti gli onori del caso, è una pedina che si potrebbe rivelare fondamentale per la sua duttilità. 

La società ha fatto quello che poteva, ricordandoci sempre che entro il 2022 i Friedkin faranno una ricapitalizzazione da 460 milioni di euro. Non poco per chi non aveva messo nemmeno le briciole nella Roma (vedi Pallotta). Tuttavia si devono creare i presupposti per poter tornare protagonisti: partire il prossimo anno dall’Europa League e lottare per le primissime posizioni in campionato deve essere un obbligo. Mourinho non è venuto a Roma per partecipare: per sua natura a lui piace vincere. E chissà che Tirana non possa portare i giallorossi a vincere quel trofeo europeo che manca dal 1961, quando Losi e compagni vinsero la Coppa delle Fiere, unica coppa internazionale nella bacheca del club. Altrimenti, se Mourinho non dovesse essere accontentato, sarebbe difficile pensare che possa continuare ancora a credere nel progetto dei Friedkin. Serve una sterzata e anche immediata. Intanto c’è mezzo campionato da giocare e l’atto finale delle coppe da disputare. Partire da questo – vincendo – sarebbe già un passo in avanti notevole. 



FOTO: Credits by Shutterstock.com

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