NOTIZIE AS ROMA GANDINI – Umberto Gandini ha già da qualche settimana ha lasciato la Roma. L’ex ad del Milan è tornato a parlare del suo addio alla capitale e del suo fallito ritorno con la società rossonera ai microfoni di Radio24: “Sicuramente avendo avuto un’esperienza importante tra Milan e Roma mi sono ritrovato con piacere ad essere conteso. Quando sembrava dovessi tornare al Milan, era piacevole vedere i tifosi della Roma dire ai milanisti: “Lasciatelo stare, cosa volete” ed i milanisti dire: “Torna a casa”. Purtroppo ho lasciato la Roma, non tornerò al Milan per una serie di ragioni. Quindi sono sul mercato”.

Gandini ha anche spiegato le difficoltà che può trovare un investitore, o un manager nell’arrivare in Italia: “Un grande manager che arriva dall’estero ha difficoltà ad inserirsi nella mentalità del nuovo paese. Sono arrivato a Roma a settembre del 2016 e la situazione stadio era già sviluppata, ma a Pallotta è stato difficile spiegare certe dinamiche, le stesse difficoltà le avrà Gazidis a Milano”.

Sul futuro: “Sicuramente l’idea più stimolante è quella di un’esperienza in un club all’estero. C’è anche la possibilità di un invece incarico in Lega. Restare in Italia? Dopo 23 anni nel Milan credevo che non sarei mai andato da nessun’altra parte, poi sono andato a Roma. Mi guardo intorno”.

Su Monchi: “E’ un grandissimo professionista, è molto preparato ed ha una conoscenza molto vasta dei calciatori. E’ facile riconoscere un Campione del Mondo della Francia e portarlo nel tuo centrocampo è difficile, invece, portare Cengiz Under e farlo diventare un calciatore molto importante. Tiene molto ai suoi metodi ad alla sua visione, un progetto a medio termine, è qui per costruire una squadra che provi a vincere tutti gli anni il torno al quale partecipa. Poi vince solo uno però. Pensavo la Roma partisse in modo migliore in quest’annata, ma è stata molto simile a quella dell’anno scorso, quando le problematiche erano legate a Di Francesco e al mercato. L’opinione pubblica non la puoi controllare. Una cosa straordinaria di questo mestiere è la possibilità di poter lavorare con la passione delle persone, e i proprietari lo devono capire al più presto. Siamo troppo importanti per la vita delle persone. I sogni e le vittorie le portano i giocatori, ma questi devono essere supportati da chi gestisce, dalla società”.



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