Giovanni Malagò, ora a Pechino al seguito della spedizione olimpica italiana e ancora positivo al Covid, ha trovato il tempo e il modo di rispondere alla famosa “lettera fantasma” in cui i 20 club di Serie A gli chiedevano una sponda sulla famosa questione dell’adeguamento dello statuto della Lega, nella parte dei principi informatori che riguarda le diverse maggioranze, scrive La Gazzetta dello Sport.
Risposta tutt’altro che diplomatica quella del numero uno dello sport italiano, che sull’iniziativa dello scorso 27 gennaio nota «la singolarità di una comunicazione di tal fatta». Il presidente del Coni ritiene singolare l’iniziativa dei club dietro cui si era intravista la regia di Lotito, anche in funzione anti-Gravina. La Lega doveva avere come “corretto interlocutore istituzionale” la Federcalcio, “collocata in posizione di centralità“. Federcalcio che invece non era stata neanche messa a conoscenza dell’invio della missiva a Malagò e alla sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali.
La parte più dura della lettera di Malagò è però l’ultima. Il testo della missiva della Lega era stato inviato con il semplice elenco delle società, senza le firme dei rappresentanti legali, facendo poi fioccare le prese di distanza di alcuni club. «Desidero sottolineare – scrive nella risposta Malagò – come alcune delle società nella nota indicate come firmatarie abbiano fatto medio tempore pervenire allo scrivente espresse dichiarazioni di disappunto e di dissociazione rispetto a quanto esplicitato nella nota medesima».
Da escludere quindi che la lettera della Lega possa arrivare al Collegio di garanzia in questo modo. Resta la scadenza del 15 febbraio che la Federcalcio ha fissato per dare la possibilità alla Lega (che ha già chiesto un’altra proroga) di adeguare il suo statuto, altrimenti scatterebbe il commissario ad acta). Scadenza che dovrebbe far accelerare i tempi per l’elezione del nuovo presidente di Lega.
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