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Roma, è sempre la stessa storia: giallorossi eliminati dalla Coppa
La grande emozione – per l’accoglienza del Meazza – bagna il viso di José Mourinho ma si placa dopo appena due minuti, trasformandosi in angoscia e poi rabbia per le solite questioni arbitrali: cross di Perisic, botta al volo di Dzeko, sì proprio lui, e gol, scrive Il Messaggero.
San Siro vuole bene a Mou, indimenticabile signore del triplete, ma l’Inter non perdona e la Roma, a differenza del Milan, non sfrutta le occasioni. L’Inter, che parte in tromba passando sopra anche ai sentimenti, vuole mandare subito al tappeto la Roma, ma il tiro di Barella finisce sulla traversa. La squadra del festeggiato José è stordita e fatica.
La differenza tra le due formazioni c’è e si vede, è nel fisico, nella resistenza, nelle azioni clou: prima palla toccata dai nerazzurri, rete. Prima occasione vera per Zaniolo (che s’è preso da Di Bello un’altra ammonizione discutibile e allora avrà ragione Mourinho… «ma di lui non parlo, tanto le cose non cambiano»), il golden boy spara addosso ad Handanovic. Inzaghi aveva lasciato a riposto qualche titolare e in corso d’opera perde anche Bastoni, che esce dal campo dolorante alla caviglia. Brutte notizie anche per il ct. Mou sceglie il solito 3-5-2, con Micki che si alza spesso da trequartista (3-4-1-2) su Brozovic.
Nicolò si muove bene, continuo nei novanta minuti. Non sfonda ma sente la partita e si vede, a parte il giallo di routine, come quello dato a Mourinho per aver gesticolato («un’ammonizione che fa bene al curriculum dell’arbitro» sottolinea ironicamente Mou, che poi non parlerà in sala stampa). Abraham è defilato, si nota per l’assist all’amico Nick (nel finale un fastidio alla coscia sinistra, è in dubbio per domenica come Ibañez per un colpo al ginocchio).
Nel secondo tempo, la Roma pensa con coraggio: sta nella metà campo dell’Inter e sfiora di nuovo il gol, prima sempre con Zaniolo e poi con Oliveira. Nel momento migliore, l’Inter prima rischia di chiudere il conto (con Barella, ma è strepitoso Rui Patricio) e poi lo chiude davvero con un missile terra- aria di Sanchez (nell’azione, probabile fallo di Vidal su Oliveira, ma il Var tace). Fine.
Resta solo la festa per Mou («questa è casa mia ma anche Roma lo è e io amo la Roma», le parole dello Special), anche con un coro finale, che profuma di beffa. C’è il ritorno in campo, a giochi fatti, di capitan Pellegrini. Consolazione. E qualche battuta ironica sull’arbitro da parte del tecnico portoghese: «E’ stato tecnicamente bravo, dopo il raddoppio è stata un’altra partita…Tanti gialli a loro non dati. Dopo il 2-0 si può fischiare in un altro modo. Lui è un arbitro di qualità. E io sono triste per la sconfitta».
Questa benedetta Coppa Italia, dal 2008, la Roma proprio non riesce più a riportarla a casa. Nove resteranno i trofei nazionali vinti anche dopo questa stagione. Stavolta davanti a José ci si è messa la sua ex amante, che gli ha rovinato i residui sogni stagionali di gloria. Proprio a lui, accolto al Meazza con i guanti bianchi, ma alla fine lo hanno rimandato a Roma a mani vuote.
Lo Special ha provato a fare la voce grossa, schierando la formazione titolare, ma alla fine ha vinto il ragazzo Simone Inzaghi, che mira a prendersi scudetto e Coppa dopo aver rischiato di uscire agli ottavi con l’Empoli. La Roma torna a casa a curarsi le ferite. A José non resta che la Conference – con il piazzamento in Champions ormai quasi compromesso – per non chiudere la stagione con zero tituli. E non sarebbe da lui.
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