Alla fine lo fa capire: nello spogliatoio di San Siro, la voce ha squillato forte, se l’è presa con tutti, chi più chi meno. E’ il suo modo di fare: Mourinho è così, prendere o lasciare. E i giocatori se lo tengono stretto, così parlò José. Non cambia perché non sa cambiare e perché i suoi non lo vogliono diverso. Poi, qualcuno prenderà un po’ meno, ma questa è un’altra storia. Mou racconta, dà la sua versione, scrive Il Messaggero

E’ nervoso per l’onda lunga che si è creata. «Non sono contento, mi aspetto di più dalla Roma. Ma la squadra è con me», precisa con tono fermo alla vigilia della sfida contro il Sassuolo che, sorpresa, scopriamo essere in parte più forte della Roma. Provocazione? Sarebbe meglio. Perché questa, altrimenti, sarebbe una verità dolorosa. «Dionisi dice che ci sono differenze tecniche tra noi e loro? Non sono d’accordo: io non posso costruire dal basso, non ho Maxime Lopez e Ferrari. Dionisi ha una squadra con grande qualità, calciatori bravissimi e superiori a noi in qualche cosa». 

José Mourinho torna sui fatti di Milano e quanto accaduto nello spogliatoio dopo la sfida con l’Inter fa parte della normalità, del «lavoro di un allenatore» rimproverare i giocatori: racconta di aver rimproverato Karsdorp, Smalling, Mancini, tanto per fare degli esempi. Per lui è finita lì e «dire che qualcuno si è offeso significa dire una bugia». 

Lo strascico di questa storia, allora? Perticone. Chi? Romano Perticone, del Cittadella. Lui si è offeso per quel «se non avete le palle, andate a giocare in C» pronunciato da Mou ai suoi. José ieri gli ha chiesto scusa, rivelando che qualche suo calciatore ha parlato di Romano Perticone come uno «scarsissimo». La risposta del difensore del Cittadella è arrivata subito: «Il motivo per cui Mou è grande lo dice la carriera, mentre per me lo è da 12 anni. Inter-Livorno 3-0 e lui nel sottopasso ci aspetta uno per uno per dirci di andare avanti senza mai mollare. Io scarsissimo? Chi gliel’ha detto se ne intende». Fine.

Parole dure, insomma, quelle di Mou la notte al Meazza, i calciatori sono pronti a ripartire. Si va avanti, c’è il temibile Sassuolo da battere per rendere la classifica più dignitosa. «Lo sfogo è un mio principio da sempre. Ma quello che avviene nello spogliatoio resta lì, ma è una bugia dire che qualcuno si è offeso per quello che ho detto dopo l’Inter. I giocatori mi hanno risposto che gli piace come lavoro con loro, con me non ci sono segreti, dico tutto in faccia, do la possibilità di avere un dialogo. Loro non vogliono che io cambi». 

Quindi, stando a quanto riferisce lo Special, non ci saranno ritorsioni contro nessuno, non sarà come dopo Bodo, quando i panchinari se ne sono stati a riposo forzato per un po’. «Per il Sassuolo sono tutti convocati, manca solo Zaniolo, che è stato escluso dall’arbitro».

Il grande dubbio è Pellegrini, che non ha i novanta minuti nelle gambe. Mou assicura che sta bene, così come Abraham, uscito malconcio dalla sfida di Coppa Italia a San Siro. «Abbiamo studiato bene il Sassuolo, ma nonostante questo, è difficile giocare contro di loro, è una squadra con qualità di gioco alta e costruzione dal basso fantastica. E’ una formazione stabile, sarà una partita difficile». Partita difficile, sì e la Roma negli ultimi anni è caduta spesso a Reggio Emilia. E il rischio di ricadute ci sono. 

Mourinho deve verificare lo stato psicologico del gruppo, che si ritrova a portare avanti un campionato senza troppi stimoli. La Roma ha solo il compito di conquistare l’Europa League e cercare di vincere la Conference. «Finire quinto o sesto è diverso. Ogni partita continuerà a significare tanto. La Conference? Se cominci una gara con dieci minuti orribili (come a San Siro, ndr), magari vai fuori. E lo stesso se giochi benissimo e prendi gol all’ultimo. Possiamo lavorare per migliorare, alcune cose è impossibile». 

Il compito di un tecnico è risolvere i problemi e si sa, Mourinho rappresenta la soluzione: «Continueremo a cercare cosa sia meglio, provando a vincere sempre la prossima partita». Battere il Sassuolo già sarebbe un bel modo per ricominciare.



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