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Roma, Mourinho: “Non è più calcio. Il rosso a Zaniolo? Siamo piccoli”

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Cinque piccoli minuti. Per qualcuno un soffio di vento, per altri un’eternità. E allora chissà dove si colloca Nicolò Zaniolo, che in 5 minuti ieri è passato dal toccare il cielo con un dito al prendere a calci i cartelloni pubblicitari per la rabbia. In cinque minuti, appunto, quelli che per un po’ gli hanno cambiato il mondo, scrive La Gazzetta dello Sport. Perché quando ha visto il pallone gonfiare la rete al 91’ è corso immediatamente con il cuore in gola sotto la curva Sud, con quella postura da re che probabilmente ha sognato per tutta la settimana.

E in quei momenti lì Zaniolo ci si è sentito anche un po’ il re di Roma, con tutta la Sud che voleva travolgerlo d’amore, d’affetto, di riconoscenza. Perché la settimana era stata difficile, con le parole incaute di Tiago Pinto di martedì scorso e la sua sensazione di non essere considerato come dovrebbe. Al di là delle voci di mercato, dell’interesse della Juventus.

Ed allora quel gol era un po’ tutto ciò che voleva, ciò che desiderava. Ed è anche umanamente comprensibile che quando ha visto annullarselo per un precedente fallo di Abraham su Vasquez la testa gli sia andata in cortocircuito. Ha provato subito dopo a riprendersi quanto tolto, per poi puntare dritto verso Abisso, l’arbitro. «Che c….o hai fischiato», detto tre volte, una dietro l’altra. E con tanto di conseguente cartellino rosso.

«Possono cancellare tutto, ma questo rimarrà per sempre impresso nella mia mente!», è stato allora il commento social di Nicolò, con le foto della sua esultanza sotto la Sud, riferendosi al gol che aveva fatto esultare come un pazzo anche Damiano David, il frontman dei Maneskin, presente all’Olimpico. Ed a queste parole hanno poi fatto seguito quelle di mamma Francesca («Così diventa difficile se non impossibile. Sempre a testa alta, contro tutti e tutto campione») e papà Igor («Vergogna»), entrambi con la stessa foto di un fallo plateale su Nicolò. Perché poi la famiglia gli è sempre vicina e anche ieri gli si è stretta intorno quasi come un cordone di sicurezza, a volerlo tutelare. 

Del resto, di Nicolò aveva parlato poco prima anche lo stesso Pinto. «Sono rimasto sorpreso di tanto clamore su una risposta ovvia – ha detto il g.m. giallorosso – Siamo in un’era in cui Messi ha lasciato il Barcellona per andare al Psg, nessuno direttore sportivo può essere preso sul serio se dice che un calciatore è incedibile. Sono stato strumentalizzato. Non parlerò più di Zaniolo». Intanto, però, mercoledì dovrebbe incontrare Claudio Vigorelli, il suo agente, per iniziare a tessere la tela per il rinnovo del contratto.

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Ma di Zaniolo poi ha parlato anche Mourinho, a fine gara. E l’occasione è stata propizia per lanciare un attacco al Palazzo: «La Roma agli occhi del potere è piccolina». A Mou non è andato giù tutto ciò che è successo in quei 5 minuti finali. Anche se poi sul tema l’opinione della società è diversa. Ieri, infatti, era la prima uscita di Gianpaolo Calvarese, il nuovo consulente arbitrale. Calvarese era allo stadio ed a fine partita è riuscito a parlare subito con i dirigenti giallorossi, ma non con Mourinho. E l’opinione del club è che tecnicamente l’annullamento del gol sia corretto, eccessiva l’espulsione. Anche se poi pure con il giallo sarebbe cambiato poco, perché Zaniolo era stato già ammonito quando è andato ad esultare sotto la Sud, ammonizione che è rimasta. 

«Abisso ha fatto una buona partita, non ho un feeling negativo – ha detto l’allenatore –. Magari non ha sbagliato lui, ma i dottori che decidono le regole del calcio. Se l’arbitro ha deciso bene, vuol dire che il calcio è cambiato, dovremmo trovare un altro nome. Se invece ha sbagliato per noi è una deja vu perché nei nostri confronti è già successo altre volte». 

Poi Mou torna su Zaniolo: «Ha preso il rosso per aver detto tre volte ad Abisso “che c…o hai fischiato”, non perché lo ha mandato a quel paese o gli ha insultato la mamma. Alla fine ad Abisso gliel’ho detto: bisogna saper distinguere tra una frase del genere al 5° minuto o al 90°, dopo un gol annullato. Ci vuole maturità, sensibilità, poteva bastare un giallo. Se Zaniolo giocasse nella Juve, nel Milan o nell’Inter sarebbe lo stesso? Non ha preso mai un rigore, non gli danno un fallo, appena apre bocca è giallo. Un giocatore creativo come lui che ha preso già 7-8 ammonizioni e due espulsioni. Quel rosso lo avrebbe mai preso Lautaro o Ibrahimovic a San Siro piuttosto che Chiellini all’Allianz Stadium? Questo siamo noi, siamo piccolini». Ed allora si tratta di crescere anche da questo punto di vista.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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