José Mourinho spegne l’equivoco sul caso Zaniolo. La sua posizione sul tema, alla vigilia della partita contro il Genoa, è molto chiara: «Tiago Pinto non ha detto niente di particolare, è stato onesto e non ha venduto fumo. E serve più maturità da parte di tutti, anche della stampa, per capire la linea progettuale della Roma. Se avesse detto “resta al 100 per cento” magari (sorride, ndr) avrebbe scontentato il giocatore. Ma io sono convinto che per migliorare la squadra i calciatori importanti debbano rimanere. Nicolò è uno di questi quindi mi sento di dire che resterà con noi come minimo fino al 30 giugno 2024». Cioè la scadenza del contratto di entrambi. Il suo e di Zaniolo, scrive il Corriere dello Sport 

E’ l’occasione per tornare sul mercato appena concluso. Mourinho, dalla sala conferenze di Trigoria, vira dritto sull’argomento senza aspettare di essere sollecitato: «Sono soddisfatto della nostra campagna trasferimenti, perché siamo più forti rispetto al 31 dicembre. Se poi mi chiedete: avresti preferito il mercato di altri club? Beh rispondo sì, essendo stato in squadre che potevano permettersi investimenti top. Però per il profilo della nostra squadra sono contento». Anche se… «Anche se non abbiamo un certo tipo di giocatore a centrocampo, il regista. In compenso abbiamo una rosa più equilibrata che ci offre maggiori alternative. Pure a centrocampo».

La partita contro il Genoa, la centesima di Mourinho in Serie A, potrebbe rivelarsi più complicata di quanto non dica la classifica: «Loro hanno cambiato allenatore e più di metà rosa. E’ difficile capire se Blessin schiererà subito gli ultimi acquisti, quindi non ho grandi punti di riferimento a parte l’esordio contro l’Udinese. Meglio pensare a noi, alla Roma e ai nostri tifosi che tornano allo stadio: vogliamo regalare una gioia a loro». 

L’elemento che più lo ha colpito del nuovo Genoa è l’aggressività: «La maggioranza delle squadre nel calcio moderno pensa ad affrontare le partite a viso aperto. Invece da quanto ho visto il Genoa non ti fa giocare. Lo dicono i falli commessi. Sono stati trenta o quaranta».   



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