Non sparate sul pianista. Almeno fatelo suonare fino a giugno. Non può essere (e non è) sempre colpa dell’allenatore. A Di Francesco hanno tolto la spina dorsale della scorsa stagione. Sì, quella della semifinale raggiunta all’82’ con Manolas, ma con un capolavoro tattico che Bartomeu e Braida ancora ricordano (e ne parlano). Messi è rimasto scioccato. Prima del Mondiale non diceva altro.
Alisson, Strootman, Nainggolan non possono essere cessioni indolore. Soprattutto se sostituiti con Olsen, Cristante e Pastore. Il primo non è un portiere adatto ad una grande squadra e per il gioco moderno che adotta Di Francesco (difesa alta e fuorigioco); l’ex Atalanta è un centrocampista offensivo, così come Pastore è un trequartista. Se ad un qualsiasi tecnico aveste tolto questi tre giocatori, senza rimpiazzarli adeguatamente, andrebbe in difficoltà. Anche Allegri. Ipotizziamo che alla Juventus venissero tolti in un sol colpo Chiellini, Pjanic e Matuidi: i bianconeri non avrebbero più la forza d’urto che hanno in questo momento. Se si toglie l’anima alla squadra, non si trova tanto facilmente.
E poi il mercato. Quello tanto decantato da radio di regime, giornali “romanisti” nemmeno buoni per incartare il pesce. Monchi non ha costruito una squadra per il modulo di Di Francesco (4-3-3), ma prendendo occasioni: Cristante, Pastore, Olsen, Nzonzi (che per lui è stata una seconda scelta visto che voleva andare a giocare in Premier e, solo a mercato chiuso in Inghilterra, ha accettato la proposta della Roma). Kluivert è un ottimo prospetto, ma come per tutti i giovani calciatori di talento vale lo stesso discorso: deve giocare e fare esperienza. Zaniolo (a proposito, complimenti per l’inspiegabile convocazione in Nazionale senza nemmeno una partita giocata in Serie A) non può essere pronto per una big. Era più logico mandare in prestito per un anno lui o Coric invece di privarsi di un perno importante come Strootman. Per non parlare di Nainggolan.
Del belga si è parlato a sproposito: si ubriaca, bestemmia, non corre. Vedendo l’Inter sabato, non è sembrato per niente che non corresse. Anzi, non era nemmeno al massimo della condizione per via di un fastidioso guaio muscolare. Eppure è lui a sbloccare la squadra di Spalletti e a dare il via alla goleada. Già si parlava dei rapporti con Corona: discutibili o no, l’importante per un giocatore è quello che dà in campo. Il resto non conta.
Troppo facile sparare sul pianista Di Francesco, che tra l’altro ha anche una mano rotta e non può suonare, invece di prendersela con proprietario e dirigenza. Loro sono sempre esenti da colpe? Loro sono perfetti? O c’è qualche interesse che muove qualcuno a difenderli sempre e comunque, che la Roma vinca o perda? Si faccia giocare di Francesco con il suo modulo, con quello che sa fare meglio: 4-3-3 o 4-2-3-1. Ma soprattutto i dirigenti non gli impongano formazioni senza ne capo ne coda per coprire i loro madornali errori sul mercato (Schick). Il vento è cambiato. La gente guarda le partite (nonostante Dazn) e si fa un’idea. Per gli idioti da social a gettone andrà tutto bene. Non per coloro che ragionano. Il reato d’opinione il buon Salvini ancora non l’ha introdotto.
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