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Serie A, lettera dei club a Vezzali e Malagò contro la riforma Gravina
Le società di Serie A, secondo quanto riportato da Adnkronos, hanno spedito una lettera alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali e al presidente del Coni Giovanni Malagò contro la riforma voluta dal presidente della Federcalcio Gabriele Gravina su statuto e governance della Lega Serie A.
I club di Serie A ritengono che la pretesa della Figc“non sia conforme al diritto” e che la Lega, in quanto associazione privata, non può ricevere limitazioni alla propria autonomia “se non in presenza di motivi di interesse pubblico”. Nella lettera le venti società spiegano che lo scorso 25 novembre la Federcalcio ha “adottato alcuni principi informatori contenenti regole anche organizzative alle quali pretende che la scrivente Lega conformi il proprio statuto”.
Questa la lettera inviata: “Riteniamo che questa pretesa sia non conforme al diritto -sottolineano i club -, vuoi per la mancanza dell’indispensabile norma primaria che attribuisca un simile potere normativo a una Federazione, vuoi per la natura stessa della Lega che è un’associazione di diritto privato, non riconosciuta e quindi è dotata del pieno diritto di autodeterminarsi, in conformità alle norme del codice civile. Tale autonomia non può sortire limitazioni se non in presenza di motivi di interesse pubblico, come accade nelle ipotesi dell’organizzazione dell’attività agonistica tramite i campionati, che è oggetto di delega da parte della Federazione, e dell’ordinamento di quei campionati, materie che, non a caso, sono classificate a valenza pubblicistica dall’art. 23 dello statuto Coni e dal decreto legislativo n. 242 del 1999 e il cui esercizio, occorre precisare, non snatura comunque la natura privatistica della Lega e, a monte, della Federazione. È nostro fermo convincimento che la Federazione possa dettare principi informatori che attengono all’oggetto della delega e alle regole tecniche della disciplina sportiva, ma non possa interferire nelle scelte che attengono alla vita dell’associazione, come ad esempio imponendo determinati quorum costitutivi e deliberativi, tanto più con riferimento alla ripartizione dei proventi economici dell’associazione e delle sue associate. Quelle scelte, in cui si esprime la volontà associativa di natura privatistica, devono poter essere liberamente effettuate dagli associati a loro discrezione, senza imposizioni o condizionamenti dall’alto. Auspichiamo che il tema possa essere affrontato in tempi strettissimi nelle corrette modalità dalle parti interessate”.
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