Andrea Stramaccioni è stato intervistato da Centro Suono Sport. Ecco le sue parole: “Per fortuna in quarantena sono accanto alla mia famiglia a Roma”. 

Che impressione le fa il mondo del calcio? Solidale, in preda alle crisi finanziarie?
Chi fa parte di questo mondo come calciatori, allenatori, hanno da subito percepito la gravità della situazione e anche l’essere esposti come i giocatori dell’Atalanta che sono andati a Valencia. Il calcio è la terza-quarta industria del Paese, posso comprendere che ci si fermi a un danno. Ma se il calcio continua a parlare di calcio in un momento così, fa una bruttissima figura. Ora non frega niente a nessuno, si parla di salute con 700-800 persone al giorno che muoiono. Quando stiamo bene si riprende: ci dobbiamo fidare di chi ci guida. In Cina è ricominciato. Io penso a mio padre, ai miei figli. Il calcio tornerà, ma dopo le industrie, chi rischia di perdere il lavoro, chi è in cassa integrazione.

I calciatori sono impauriti? Per loro parlano sempre i dirigenti…
Quelli con cui ho parlato io e che ho allenato, sono tutti consci e impauriti. È una sensazione di spiazzamento, hanno 25 giorni per rientrare in forma. Non si può tornare il lunedì e giocare la domenica, alla seconda partita rischi di stirarti o di romperti il ginocchio. Io come papà e come figlio sono preoccupato. Noi siamo anche degli stra-privilegiati, se facciamo dichiarazioni sbagliate facciamo brutta figura. C’è la persona che oggi non lavora, non sa come pagare l’affitto o sta facendo la richiesta per i 600 euro…

Le è mai capitato di giocare a porte chiuse e che cosa cambia nella performance di un giocatore?
Mi è capitato purtroppo diverse volte, è sempre stato per motivi di ordine pubblico. Con il Panathinaikos a causa di squalifica e la stessa cosa in Iran: è una cosa irreale, soprattutto a grandi livelli. È uno svantaggio per chi gioca in casa, ma è proprio brutto. Il bello del calcio è la gente, il gesto tecnico, sentire il rumore del pallone o le strigliate del portiere non mi piace. Juventus-Inter è stato irreale, credo che la pensino tutti così.

Vogliono ricominciare comprimendo il campionato e coppe in due-tre mesi. Come vedi la proposta di fare anche tre cambi per tempo?
Ritorniamo al discorso di prima: l’importanza di finire la stagione è ovvia, penso anche al Benevento che ha vinto il campionato a dicembre. Oppure le coppe dell’anno prossimo… Ci sono motivi oggettivi per cui non finire il campionato sarebbe un problema. Ma vanno prese decisioni a livello europeo. Capisco il comprimere le partite, ma con sei sostituzioni è un altro gioco…

La sua esperienza greca, che ricordo ha? 
Una grandissima esperienza, il Panathinaikos è uno dei marchi più importanti d’Europa e la tifoseria è anche gemellata con la Roma. Il momento della società è di grande difficoltà economica. Pronti-via ho preso la penalizzazione del campo, ma siamo arrivati secondi in campionato e l’anno successivo abbiamo fatto l’Europa League tornano in Europa dopo tanti anni.

Si parlava ancora di Malesani?
Sì, il mister si trovava con una situazione più ricca ma con un presidente molto contestato. In quella circostanza prese le difese del vecchio presidente con la tifoseria. Il secondo anno ho avuto anche Ibarbo…

La tua formazione ideale della Roma vista allo stadio.
Alisson, Cafu, Di Bartolomei, Aldair, Nela; De Rossi, Falcao; Bruno Conti, Totti, Rudi Voeller e Batistuta. E l’allenatore è Carletto Mazzone.



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