Sono passati oltre ventitré secoli dai giorni in cui nell’Urbe la sua parola pesava, ma probabilmente Catone il Censore doveva avere qualcosa in comune con José Mourinho, scrive La Gazzetta dello Sport. Frasi come sentenze, che restano perché facili da ricordare. Così, se lo Special One ha diviso il mondo del calcio quando – da interista – ringhiava il suo «zero tituli» alle rivali, il politico della repubblica romana ammoniva: «Non bisognerebbe mai tornare dove si è stati felici».
La vita, invece, conduce stasera l’allenatore portoghese a rischiare sfidando il proprio passato, a 4293 giorni dall’ultima volta in cui lui, l’Inter e San Siro erano una cosa sola. In quel caso, 9 maggio 2010, finì con una festa collettiva contro il Chievo; stavolta invece solo uno fra Mou e il club nerazzurro potrà parlare di missione compiuta.
Nei suoi due ritorni in quell’impianto in cui ha scritto la storia, la sorte non è mai stata finora troppo benevola (un pari e una sconfitta contro il Milan). Stasera, perciò, la voglia di svoltare la stagione giallorossa sarà più forte di qualsiasi nostalgia, nonostante la Curva Nord nerazzurra già un mese fa, in occasione del match contro i rossoneri, gli fecero visita in hotel per consegnargli una targa commemorativa.
Adesso, però, José è imperatore a Roma, con il compito di orientare il tifo dei 2000 tifosi giallorossi al Meazza e dimenticare quel 9 maggio. Da quel giorno, sono arrivati per lui 10 titoli in sette anni, poi è cominciata un’astinenza che potrebbe arrivare al quinquennio se, appunto, la Coppa Italia o la Conference League non restituiranno a Mourinho il sapore della vittoria.
Il primo ostacolo è oggi, e il tecnico giallorosso lo affronta pensando a due cambi rispetto a sabato contro il Genoa. Dentro Viña al posto Maitland-Niles e Veretout per Cristante, a meno che il sacrificato non sia Mkhitaryan. Il tutto per disegnare un 3-4-1-2 impostato sugli inglesi: Smalling e Abraham. Detto che la Roma ritrova capitan Pellegrini almeno per la panchina, l’asso del portoghese è proprio Abraham, ovvero il più prolifico marcatore inglese stagionale nei cinque maggiori campionati europei in tutte le competizioni. Per l’ex Chelsea sono già 17 le reti segnate, che lo mettono davanti persino a Harry Kane. Morale: la sfida di stasera può essere una investitura per Tammy, che punta al Mondiale.
Ma la maggior parte dei riflettori saranno puntati su Zaniolo, che gode della stima di tutti, soprattutto di quel gruppetto di tifosi che hanno esposto striscioni di protesta arbitrale ieri davanti alla Figc. Gianluca Vialli, capo delegazione della Nazionale, dopo la partita col Genoa,ad esempio, gli ha fatto i complimenti per la bellezza del gol inutilmente segnato. E oggi c’è l’Inter.
Nonostante i rapporti siano ottimi, il club nerazzurro resta sempre la società che lo ha ceduto alla Roma per appena 4,5 milioni e il 15% su una eventuale rivendita. Il tempo ha dato ragione alla bontà dell’operazione di Monchi, perché Zaniolo ora è uno dei gioielli più splendenti della corona dei Friedkin, e ha dentro tanta di quella carica da spaccare il mondo. Motivo in più per cercare la rivincita in quella che per tutti i giallorossi è terra straniera, tranne che per uno: José Mourinho da Setubal. Il più bravo di tutti a trasformare la cronaca in storia, sfidando anche il ritorno in un luogo in cui è stato felice.
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