NOTIZIE CALCIO CORONAVIRUS – Stop al calcio. Stop alle coppe, con il rinvio di Champions ed Europa League della prossima settimana. Stop alle nazionali partendo da Inghilterra-Italia. E ora, si spera, stop a tutto. Se non si fosse capito, prima si finisce e prima si ricomincia. Questo è il momento delle scelte, anche dolorose.

La stagione va ridisegnata con calendario e calcolatrice in mano. Martedì Uefa, federazioni, leghe, club e calciatori s’incontrano — via video naturalmente — per definire il “nuovo” pallone al tempo del virus. L’opzione più probabile è il sacrificio dell’Euro, spostato in altra data. Non tutto dipende da loro, un “positivo” rischia di far saltare il banco. Ma devono salvare il salvabile. Sanno che la soluzione più facile è spostare l’Europeo a giugno ‘21 o a fine ‘20, come ha chiesto l’assemblea di Lega ieri. Ma niente sarà a costo zero.

Ieri l’Uefa ha chiuso la Champions, rinviando Bayern-Chelsea (porte chiuse) e Barça-Napoli (campo neutro), gli ottavi di Euroleague, gli Europei U.17 e U.19 maschili e femminili. La Bundesliga ha detto basta come Francia, Spagna, Inghilterra e Italia. Almeno fino ai primi di aprile. Restano alcuni mohicani: la Serbia dove tutto è “regolare”, la Russia con al massimo 5mila spettatori a gara, Svezia, Danimarca, Turchia e pochi altri. Si ferma il mondo: qualificazioni alla Coppa d’Africa (48 gare), preolimpico nordamericano, qualificazioni mondiali in Sudamerica e Asia, Libertadores, amichevoli (con i club non obbligati a rilasciare i giocatori). Si pensa di rinviare la Coppa America al 2021. Ma servirebbe una “zona rossa” per il calcio.

Il motivo? Se ieri Hudson-Odoi del Chelsea era positivo, serviranno circa 10 giorni per capire se i compagni hanno problemi. Entro il 22 un altro potrebbe essere contagiato e quindi allungare tempi di guarigione eccetera. Che si fa? Si tiene un club fuori dalle coppe? Se si vuole salvare qualcosa — a patto che il mondo migliori, ci siano standard sanitari per giocare e ci si abitui alle porte chiuse — bisognerebbe ripartire a metà aprile. C’è un mese per non ammalarsi. Il virus è una variabile indipendente e incontrollabile.

In teoria, se a metà aprile si potesse davvero ricominciare — comprimendo date, riducendo turni, allungando il calendario di un paio di settimane, giocando magari la finale dell’Euro a fine luglio — si potrebbe recuperare tutto. Completare addirittura campionati, Champions ed Europeo (la Russia, molto ottimista o incosciente, s’è appena offerta di ospitare più partite). Ma sembra utopia. Le scelte dovranno essere realistiche. Vediamo gli scenari più probabili, partendo dalla base che i campionati, tra playoff, assegnazione anticipata o altro, devono finire (come chiesto dalle Leghe europee).

La soluzione più “semplice” è spostare l’Europeo di un anno, da giugno 2020 a giugno 2021, così da recuperare Champions e campionati entro l’estate (le coppe nazionali chissà). È sul tavolo anche l’opzione rinvio a fine 2020 (novembre, oppure settembre), più complicata nell’anno olimpico, anche se niente può essere escluso: potrebbe essere una prova generale in vista del Mondiale 2022 sempre a novembre-dicembre. Ma ipotizzare ora un calendario su questa opzione è dura.

L’Euro a giugno 2021 costringerà però altri tornei a sloggiare. Il Mondiale donne e l’Euro U.21 potrebbero essere rinviati al 2022, visto che il Mondiale è a dicembre e c’è spazio in estate. La “final four” di Nations League può essere anticipata a marzo 2021. Il Mondiale per club Fifa dovrebbe essere rimandato al 2023, essendo previsto negli anni dispari (e fissato in Cina nel ‘21…). Infine, andrebbero compresse le date di Qatar 2022. Lavorando assieme Uefa, Fifa, club, leghe e federazioni si può fare. In fondo potrebbe andar bene all’Uefa che salverebbe così Champions ed Europa League.

E se invece martedì si decidesse di salvare l’Euro? Molto, molto meno probabile, ma non si può escludere del tutto. In questo caso “pagherebbe” pegno la Champions, riducendo date e partite, inventandosi nuove formule.

Le ipotesi? 1) Il piano-A è il più regolare: ricominciando il 7 aprile, oppure il 14 aprile, si giocherebbero in un turno gli ottavi mancanti (ritorno per chi ha fatto l’andata, oppure spareggio secco per Roma e Inter), poi i quarti in gara secca, poi semifinali e finali regolarmente. 2) Il piano-B, con meno date, prevede dopo i quarti la “final four” a Istanbul in pochi giorni. 3) Il piano-C, dopo gli ottavi, porta a una “final eight” tra le qualificate: servirebbero dieci giorni (chi va in finale ha tre partite).

Un mosaico necessariamente incompleto oggi: Nyon martedì valuterà tutte le proposte, anche le più creative, e tutti gli stakeholders definiranno i principi sui quali riscrivere la stagione. Ma oggi l’Euro 2020 è quello che sicuramente rischia di più.

(Gazzetta dello Sport)



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