ULTIME NOTIZIE AS ROMA ZANIOLO – Che cos’è la normalità? A volte, nel calcio, anche poche righe di notiziario, come quelle che ora raccontano: «Nicolò Zaniolo si è allenato in gruppo, in vista della partita contro la Juventus». Tutto semplice, persino banale, se dietro questa frase non si nascondesse una delle storie più vive che il calcio italiano ha raccontato negli ultimi tempi quella di una ragazzo di vent’anni che, proprio sfidando i bianconeri, poco più di un anno e mezzo fa ha cominciato a conoscere il lato oscuro del mondo, scrive La Gazzetta dello Sport.
Prima i lustrini, col famoso pizzino di Paratici che, nel gennaio 2019, rivelava la voglia della Juve di averlo per 40 milioni. Poi il buio degli infortuni. Intorno a Nicolò, in 19 mesi si sono alternate tante persone, ma sono 4 quelle cardine che possono raccontare le altimetrie emotive dei giorni amari e lieti. «Siamo stati spugne e zattere», è il mantra di mamma Francesca e papà Igor, che insieme alla sorella Benedetta e al manager Claudio Vigorelli, hanno visto la tempesta.
E lui che ci dice: «Lo abbiamo visto piangere e sperare, ma tutto ciò che è successo ha reso Nicolò più forte sotto ogni punto di vista. Testa, gambe, carattere. A mio parere, ancora non abbiamo scoperto il confine ultimo delle sue potenzialità. Dopo il dolore, ha scoperto il coraggio. E il bello, ne sono convinto, deve ancora arrivare». Il passaggio all’inferno, però, è stato doppio, perché due sono le date chiave intorno alle quali ruota tutto: 12 gennaio e 7 settembre 2020.
Quelle in cui cede prima il ginocchio destro e poi quello sinistro. Fra quei due momenti, c’è di tutto. Il dolore, certo, ma anche la speranza tracotante di chi dice: «Torno presto». Poi il lavoro oscuro, logorante, che Netflix avrebbe voluto immortalare in un documentario. Ma c’è altro: il primo vero amore, la voglia di accelerare i tempi. Cose che normalizzano Zaniolo fino al rientro in campo ufficiale contro il Napoli, che sembrava aver reso la sua parabola simile a quella di tanti altri.
Ma il destino non fa sconti, così è in Nazionale che Nicolò cade una seconda volta. Stavolta i parallelismi sfioriscono come le speranze. Non è un caso che mamma Francesca raccontati: «Aveva pensato di smettere». E papà Igor spieghi: «Nicolò stava male, temeva di non tornare più come prima». Il giro di ruota della vita, stavolta, è grande. Si cambia città, chirurgo, protocollo di recupero. Anche nella Roma cambia tutto. Agli incoraggiamenti di Pallotta si sostituiscono quello dei Friedkin.
Ma il campo da gioco stavolta è popolato di fantasmi e anche i social sono bestie imbizzarrite che possono disarcionarti. Nicolò li chiude e li riapre a seconda del momento e del dolore, perché ad appassire è anche l’amore per Sara, con strascichi prima malinconici per una gravidanza interrotta e poi lieti per un figlio, Tommaso, che nasce nel periodo in cui la Nazionale, a caccia dell’Europeo, sbiadisce ogni giorno di più.
La fretta, però, è parola bandita dal vocabolario, sostituita da fiducia. Quella che Mourinho gli dimostra ancora prima di sbarcare a Roma. Per il resto, intorno al corpo di Zaniolo si muove il meglio. Un intervento al naso gli rende più facile la respirazione, mentre l’aumento della massa muscolare sul tronco gli consente di gestire al meglio la potenza enorme delle gambe.
Lo sa bene Roberto Mancini, che a Nicolò riserva gioie ma anche qualche dispiacere. Il c.t. è stato il primo a convocarlo in Nazionale quando il ragazzo, a 19 anni, non ha ancora esordito in Serie A. Le frasi private sono da innamorati del calcio: «Potrai vincere il Pallone d’oro», ma nel contempo ha ritenuto di non convocarlo (in prima battuta) per le finali di Nations League «per scelta tecnica», cosa che è dispiaciuta a Nicolò. Il ripescaggio non è stata la stessa cosa, ma fra un anno ci sarà il Mondiale, e solo questo conta, perché è lì che si entra davvero nel calcio dei grandi.
Certo, dopo il ritorno ufficiale in campo il 19 agosto contro il Trazbonspor, ci sarebbe quella fame di gol in campionato che non è stata ancora saziata. A incoraggiare Zaniolo, però, c’è un aneddoto privato che gli ha regalato Francesco Totti. «Dopo l’infortunio del 2006, avevo cominciato il campionato e, pur tirando sempre, non riuscivo a segnare. Poi, all’8a giornata finalmente ce la feci e non mi fermai più, vincendo la Scarpa d’Oro». Ecco, la prossima, sarà proprio il turno di Serie A numero 8, con la Juventus come avversaria. Se il destino avesse intenzione di chiudere il cerchio, è il momento giusto.
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