Eusebio Di Francesco

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Finisce col torello giallorosso, con gli «olé» dei quasi duemila romanisti sugli spalti e soprattutto con una certezza di fondo: la squadra di Di Francesco è pronta a lottare per lo scudetto. Non è un caso che, dagli Usa, il presidente Pallotta la giudichi «fantastica». Ha ragione, e questo successo gli consente anche di prendersi una sorta di rivincita virtuale dopo il botta e risposta di qualche mese fa con l’a.d. rossonero Fassone. Ribadiamo: la Roma è potenzialmente da scudetto, e non lo dicono i numeri perché la Roma – con una partita da recuperare – è solo al 5° posto. Lo dice invece il successo col Milan, il 4° consecutivo contro i rossoneri: non era mai successo. D’altronde, se i giallorossi – centrando la quinta vittoria di fila fra campionato e coppa – vanno in gol da 27 gare consecutive in Serie A (eguagliato il record del 2006), è segno che la continuità ormai non difetta più.

NAPOLI O JUVE? – «L’esaltazione fa parte del calcio, ma io sono un martello – dice l’allenatore –. Abbiamo vinto più con la testa che con le gambe. Dovevamo rimanere in partita, perché poi il gol l’avremmo sicuramente trovato. Siamo stati bravi ad accelerare al momento opportuno. Siamo venuti qui per vincere e rimanere attaccati alle squadre più importanti». Potendo, tra Juve e Napoli, chi toglierebbe di scena Di Francesco? «Non voglio dire il Napoli perché è il nostro prossimo avversario, ma lo penso. Certo, la Juve in questi anni è il gruppo che ha più continuità, ma la squadra di Sarri è una sinfonia, vorrei che la Roma crescesse fino a quel livello. Però bisognerebbe avere tempo per allenare e invece si gioca sempre. Di questo si è lamentato anche Sarri, che allena i suoi da tre anni, figuriamoci io che sono qui da poco. Comunque sono ottimista, visto che ci mancano ancora giocatori come Schick, Karsdorp, Emerson, Defrel (ieri per Strootman una contusione con ematoma al vasto mediale della coscia destra, ndr), ma sta crescendo lo stesso». L’impressione è che Di Francesco vorrebbe aver già giocato il recupero contro la Samp. «Noi dietro gli altri ci stiamo volentieri. Certo, magari non andare in campo in quel momento ci ha aiutato perché dovevamo giocare contro l’Atletico Madrid, però ora mentalmente non è un aiuto». Alla fine, il mantra è doppio: «Restiamo coi piedi per terra, ma siamo consapevoli della nostra forza». Come dire, la Roma c’è.



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