Dan Friedkin, James Pallotta

NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – Lo scenario internazionale mondiale. Ecco lì la questione, ecco lì anche di cosa si sta parlando. Di questioni economiche, perché poi gira e rigira ovviamente si va a finire sempre lì, in ogni trattativa. Come del resto è anche giusto che sia. Insomma, è una questione di soldi. Meglio, di «fair value». E cioè di giusto valore.

E siccome rispetto a quando c’era stato il gentlemen’s agreement di fine dicembre tra James Pallotta e Dan Friedkin lo scenario mondiale sta profondamente cambiando, il signing tra l’attuale e il futuro presidente della Roma ha finito con lo slittare. Arriverà nei prossimi giorni, ma forse bisognerà aspettare addirittura fino alla metà di marzo o giù di lì.

Ieri a un certo punto si era addirittura sparsa la notizia che Pallotta e Friedkin fossero entrambi a New York, negli uffici della Raptor, pronti per firmare l’atteso contratto preliminare. Con tanto di champagne per l’eventuale brindisi. Ed invece né James Pallotta né alcun membro della famiglia Friedkin (Dan e Ryan, ma neanche il presidente del gruppo Marc Watts) erano lì.

Le trattative tra gli avvocati e gli advisor vanno ovviamente avanti, ma ieri non c’è stata alcuna accelerata. Insomma, resta chiaramente l’intenzione di Pallotta di vendere e quella di Friedkin di poter comprare. Ma tutto quello che sta succedendo nel mondo intorno al coronavirus ha cambiato anche alcune carte in tavola nella trattativa. Gli uffici legali stanno infatti rivedendo i contratti su alcuni aspetti specifici, considerando proprio i due scenari che si sono nel frattempo conformati nel globo: l’immagine internazionale che ha dato di sé il calcio italiano a livello di sistema (con tanto di incertezza strutturale) e la situazione economica del mondo. In Borsa, infatti, sono tanti i titoli che sono in perdita (e tra questi pure quello della Roma, che ieri ha piazzato un altro -5,68%), alcuni con delle performance negative non banali. Tra questi anche quelli del comparto auto, comparto ovviamente molto sensibile allo stesso Friedkin.

Contemporaneamente la Roma – come del resto tutte le altre società – avrà un notevole danno economico dalla decisione di giocare le partite a porte chiuse da qui al tre aprile. Danno quantificabile intorno ai 4 milioni di euro, considerando il mancato incasso con il Siviglia e con la Sampdoria (qui c’è anche la questione dell’eventuale rimborso dei biglietti). A questa cifra va aggiunta la percentuale del mancato incasso di Milan-Roma (circa il 10%), i mancati introiti legati agli sponsor del match day e alle varie aree hospitality durante le due partite casalinghe che salteranno. Quella con l’Udinese (5 aprile) sulla carta dovrebbe essere salva, in caso contrario il danno sarebbe ancora più ingente.

(Gazzetta dello Sport)



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