ULTIME NOTIZIE AS ROMA FONSECA – «Che barba, che noia», recitava Sandra Mondaini, fingendo di battibeccare con suo marito Raimondo Vianello. Impressioni? Nella Roma di Paulo Fonseca non c’è nessuno che possa dire le stesse cose, perché non vengono mai chieste sempre le stesse cose.
Fra i segreti del risveglio della squadra giallorossa, infatti, c’è proprio quel trasformismo che l’allenatore portoghese – un po’ per scelta, ma molto anche per necessità – richiede al suo gruppo. Qui sopra abbiamo evidenziato sei giocatori simbolo di questo percorso tattico, ma non sono i soli, e la sensazione è che il trasformismo, a Trigoria, non abbia ancora esaurito la sua spinta propulsiva, perché ci sono giocatori che potrebbero rivelare doti nascoste oppure coltivate solo in passato. Ad esempio, se Fazio ha un pregresso da centrocampista, lo stesso potrebbe dirsi per Ibanez, cresciuto da regista alla Falcao.
I casi più evidenti sono quelli di Cristante e Mancini. I due ex atalantini paiono rappresentare un po’ il paradigma del cambiamento. Il primo è schierato spesso al centro della difesa, e lui stesso ha ammesso di stare affinando le doti in questo senso.
Certo, nell’uno contro uno davanti a una punta veloce rischia, ma la capacità d’impostare l’azione dal basso – oltre alla sua “leadership” in campo – piace parecchio a Fonseca. Così come il portoghese gradisce la capacità di adattamento mostrata da Mancini a centrocampo nella passata stagione. L’azzurro, che ha un passato in questo senso nelle giovanili, non ha fatto altro che rispolverare e potenziare il suo bagaglio, e la Roma proprio grazie a lui è uscita spesso da gravi emergenze.
In mediana, come si sa, spesso è più una questione di sfumature. Non può sorprendere nessuno, infatti, che uno come Pellegrini possa passare senza problemi dalla posizione di interno davanti alla difesa a quella di trequartista. La qualità c’è tutta e quindi Fonseca non fa altro che assecondare il talento che vede nei suoi piedi. Discorso analogo quello del baby Villar. Le caratteristiche di regista sono più spiccate, ma col passare del tempo dimostra sempre più la capacità di sapersi muovere anche nelle zolle dei sedici metri.In attacco
Discorso diverso per l’attacco, che ha in Mkhitaryan il perfetto rappresentante del calcio duttile che chiede il Terzo Millennio. L’armeno ovviamente si trova a suo agio sulla trequarti, dove può sia cercare la porta, sia produrre assist per il compagni. Ma quando Fonseca lo ha schierato da falso centravanti, Miki ha risposto con una doppietta in un solo tempo (contro il Genoa). Morale: grazie a Fonseca, nella Roma tutti sanno trovarsi a proprio agio anche sacrificandosi. In fondo, è questo uno dei segreti per andare lontano.
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