(Il Tempo – A. Austini) «I vecchi ragazzi del City fanno tremare il Chelsea» titolava ieri il Daily Mail in Inghilterra. Dzeko e Kolarov, sempre loro, da Manchester a Roma il risultato non cambia: se li metti insieme viene fuori una miscela esplosiva. Il pubblico londinese li ha riscoperti letali come lo erano negli anni in cui dominavano col City la Premier, Di Francesco se li gode. Un centravanti bosniaco e un terzino serbo, nati a quattro mesi di distanza nelle attuali capitali (Sarajevo e Belgrado) dei due stati che quando vennero alla luce Edin e Aleksandar erano ancora uniti nella Jugoslavia. Terra di talenti e di caratteri forgiati dalla guerra. Pensate a una nazionale di oggi con croati, serbi, bosniaci e montenegrini insieme: non sarebbe tra la favorite al Mondiale? Dzeko e Kolarov parlano la stessa lingua anche in campo, dove si capiscono senza neppure guardarsi, fuori sono legati da un’amicizia vera, fondamentale per il ritorno del difensore nella Capitale che aveva vissuto sull’altra sponda calcistica. Da compagni al City, in tre stagioni e mezzo dal 2011 al 2014, hanno vinto due Premier League.
Il terzino ha fatto segnare nel campionato inglese l’amico Edin in tre occasioni, alla Roma in meno di due mesi hanno già ripetuto lo schema vincente lo stesso numero di volte: col Verona, poi a Benevento (dove Kolarov ha propiziato anche un’autorete che poteva essere un altro gol di Dzeko) e mercoledì a Londra, con quella punizione perfetta pennellata sulla testa del centravanti per il momentaneo 2-3. Su 19 realizzazioni complessive della squadra giallorossa, 12 portano la firma della premiata ditta slava: i 10 centri dell’attaccante in altrettante partite, più le due preziosissime del terzino a Bergamo e a Stamford Bridge. Sono il motore della Roma e per questo Di Francesco li fa giocare più di tutti: dietro Alisson, unico sempre presente per 90’, c’è Kolarov a 884 minuti giocati e Dzeko a 880, cento in più del quarto in graduatoria, Nainggolan. «Che Dio me li conservi» penserà l’allenatore, bravo a costruire un collettivo in crescita, a coinvolgere più giocatori di quanto non facesse Spalletti, ma senza i colpi dei singoli campioni nessuno, neppure Guardiola, potrebbe vincere.
Se il centravanti di Sarajevo era già una certezza dall’anno scorso, con i 39 gol che gli hanno permesso di vincere la classifica marcatori di serie A ed Europa League,Aleksandar da Belgrado è la vera novità di questa Roma. Leader sin dal primo giorno, uno che parla con lo sguardo: ne sanno qualcosa i compagni redarguiti dopo ogni errore o passaggio mancato, e pure il povero bambino-raccattapalle del Chelsea gelato da Kolarov durante la partita di mercoledì per un pallone di troppo lanciato sul campo. Il difensore senza pietà sembra più un regista se si leggono i numeri. In campionato è il romanista che realizza più passaggi (65.6 a partita con una media dell’88% riusciti), in Champions, dove è finito nella Top11 Uefa di questo turno, è terzo dietro a Juan Jesus e Manolas (58 a gara) e in tutto ne ha azzeccati 155 su 180. Dati su dati, in realtà basta guardare le partite per accorgersi che Kolarov è la guida della Roma. E Dzeko un finalizzatore micidiale.
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