Erano demonizzati dai club e spesso portavano a multe, anche salate, per «uso improprio». Piacevano poco anche ai tifosi, almeno a quelli della vecchia guardia, che li vedevano come inutile fonte di continue distrazioni. Gli ex calciatori si tappavano il naso e li consideravano una delle ragioni per cui «non si fa più gruppo».
C’è voluta l’emergenza coronavirus perché il calcio trovasse una valenza positiva in social, smartphone e tablet usati h24. Gli infortunati si curano con video-sedute di fisioterapia. Gli allenatori e i dirigenti comunicano con i calciatori in conference-call. I preparatori atletici preparano esercizi e diete online.
Esempio perfetto di questa tecnologia ai tempi del coronavirus è Gianluca Mancini, difensore romanista intervistato da Sky Sport, naturalmente in videochiamata: «La mia routine giornaliera è svegliarmi, fare colazione, aiutare un po’ mia moglie nelle cose di casa, visto che prima non c’ero mai, pranzare e iniziare il programma di lavoro che la Roma ci ha inviato. Mi alleno perché è importante mantenere la condizione fisica al meglio, visto che il campo ci manca ma a casa possiamo seguire le giuste indicazioni che ci ha dato il governo».
Per fortuna, Paulo Fonseca è un allenatore giovane e molto «smart» nell’uso delle nuove tecnologie: «L’altro giorno abbiamo fatto una videochiamata di gruppo, eravamo in trenta. Ci hanno aggiornato, dato programmi nuovi e anche un piano di alimentazione. Non allenandoci spesso è importante anche questo».
Un aspetto particolare, in giorni tanto difficili, è il lavoro fatto dalla charity giallorossa Roma Cares: «Sono molto orgoglioso della mia società. La Roma ha aperto una campagna di donazione per l’ospedale Spallanzani e l’obiettivo è arrivare a 500 mila euro. Noi giocatori e staff tecnico abbiamo partecipato perché ci ha colpito molto e vogliamo fare parte di questo circolo virtuoso. Roma Cares negli ultimi giorni ha donato anche 13 mila mascherine e gel igienizzanti, sul sito ci sono tutte le informazioni. È importante donare in questo momento di grande difficoltà per tutto il Paese».
Un pensiero, naturalmente, ai vecchi compagni di squadra dell’Atalanta e a Bergamo in ginocchio: «È una situazione surreale, soprattutto per loro. Gli mando un abbraccio, gli dico “mola mia” («non mollare» in dialetto bergamasco, ndr). Sono un grande popolo, sapranno sicuramente rialzarsi.
(Corriere della Sera)
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