Il calcio si è retto per anni su plusvalenze, acquisti con pagamento dilazionato e prestiti. Cose da dimenticare. L’emergenza coronavirus ha stravolto il mondo del pallone e lo farà ancora di più nel prossimo futuro. Bisognerà inventarsi un modo nuovo di gestire i club, facendo fronte allo tsunami che ha investito e investirà diritti tv, biglietteria, calciomercato, stipendi, sponsorizzazioni e merchandising.
E come arriva la Roma a questa svolta? Quello giallorosso è il club messo meglio di altri concorrenti, anche se non mancano elementi di criticità. Il parco giocatori conta su un gruppo di giovani di grande futuro: Zaniolo, Lorenzo Pellegrini, Diawara (che potrebbe operarsi al ginocchio se il campionato non dovesse riprendere e guadagnare così tempo per la prossima stagione), Kluivert, Cengiz Under e, se torneranno dai prestiti, anche Schick e Karsdorp, che hanno giocato stagioni convincenti al Lipsia e al Feyenoord.
Nel prossimo calciomercato sarà quasi impossibile vendere e comprare, perché ai club mancherà liquidità, ma ipotizzando una ripresa a pieno regime tra due stagioni, la Roma potrà contare su un gruppo di atleti ancora giovani ma più esperti, con stipendi sostenibili e appeal per i grandi club. Il compito del d.s. Petrachi, semmai, sarà risolvere le situazioni dei calciatori più anziani, a partire da quelli meno utilizzati ma comprendendo a punti fissi come Dzeko che ha uno stipendio ormai fuori target (5,5 milioni netti, con facili bonus che lo portano quasi a 7). La «rosa» andrà sfoltita.
In salita, per usare un eufemismo, il problema dei prestiti. In questa situazione la Roma non può riscattare il trentenne Smalling – a cui bisognerebbe anche allungare il contratto – alle cifre chieste dal Manchester United. Discorso simile per Mkhitaryan, che tornerà all’Arsenal a meno che Mino Raiola non convinca il club londinese a un altro prestito.
(Corriere della Sera)
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