Rassegna stampa
Pallotta aspetta. E adesso Vitek “aiuta” Friedkin
Non è detto che gli oceani siano grandi per tutti allo stesso modo. L’Atlantico, ad esempio, per James Pallotta adesso sembra tornato piccolo come ai tempi in cui sognava una Roma regina, mentre per Dan Friedkin – com’è naturalmente ovvio – la grandezza è quella sancita dalle carte geografiche.
A Trigoria, d’altronde, si vive di fibrillazioni e pianificazioni, così scalda il cuore vedere che il presidente chiami ogni giorno, s’informi direttamente su quale sia la situazione italiana alle prese col coronavirus e dia impulso alle tantissime iniziative che «RomaCares» sta portando avanti. Il senso del messaggio è chiaro: state lavorando bene e io ci sono. Come dire, anche se la trattativa con Friedkin non riprendesse a breve, non vi lascerò con le spalle scoperte. Ecco, detto che dai vertici societari sono un po’ (ma appena un po’) immalinconiti del fatto che con loro gli uomini del magnate texano (però di origine californiana) non si siano fatti più vivi da una decina di giorni, sanno che il motore del «deal» è al minimo, ma non è stato affatto spento, anche se le cifre andranno rinegoziate sensibilmente al ribasso per via della congiuntura internazionale.
Infatti, gli studi legali statunitensi così come quelli italiani, spiegano come i circa 700 milioni – che era la valutazione data alle 12 società che compongono la galassia dell’As Roma – adesso potrebbe essere abbassarsi di una cifra intorno al centinaio di milioni. Il che, se così accadesse, porterebbe il patto di sindacato del club (composto da una trentina di soci) a uscire senza fare plusvalenze, calcolata in circa 90 milioni, visto che gli azionisti in questi nove anni hanno iniettato finanziamenti per quasi 300 milioni. Insomma, sarebbe sbagliato pensare che si ricominci da zero, ma sulla trattative c’è da lavorare.
Di tutto questo Pallotta ne è conscio e aspetterebbe il «deal» senza problemi fino a settembre, pur sapendo che alcuni suoi soci vorrebbero uscire, al momento nuovi partner all’orizzonte che possano acquisire quote non se ne vedono. Tra l’altro, nella finanza girano documenti riservato che prefigurano scenari pesanti per l’economia Usa a causa della pandemia, e quindi la prudenza di Friedkin è giustificata. Occhio però. Proprio perché il magnate ha attività diversificate in più campi, potrebbe essere fra i primi a riprendersi dopo la crisi, e questa per la Roma è una buona notizia.
Tra l’altro, a Houston sono già rimbalzate le notizie legate al nuovo stadio della Roma. Radovan Vitek, l’impreditore ceco che rileverà i terreni di Tor di Valle, dove dovrebbe sorgere l’impianto, è pronto ad accollarsi i nuovi oneri di urbanizzazione ricalcolati, circa 25 milioni, diventando di fatto partner dei proponenti (che ha come capofila il vice presidente Mauro Baldissoni, che si fatto apprezzare in questa materia dagli uomini di Friedkin) e aiutando il Comune a sbloccare l’iter, anche se difficilmente prima di maggio si andrà in Aula per il via libera finale. In tempi di vacche magre, in fondo, anche questo merita un sorriso.
(Gazzetta dello Sport)
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