NOTIZIE AS ROMA STADIO PARNASI – Aveva detto che avrebbe collaborato coni pm e ha mantenuto la parola. Del resto l’imprenditore Luca Parnasi, in carcere da due settimane, non è uno che dice di no facilmente. «Sono anni che pago tutti i partiti politici: Lega, 5 Stelle ed anche il Pd e Fratelli d’Italia», ripete il costruttore agli inquirenti durante le 11 ore di interrogatorio. Non solo i partiti beneficiavano della sua generosità, però: fondi finivano anche all’avvocato genovese trapiantato a Roma su chiamata della sindaca Virginia Raggi, Luca Alfredo Lanzalone, che «si occupava della questione stadio per conto del Campidoglio, era il delegato della Raggi. Ho affidato quelle consulenze a Lanzalone per questo, ed è normale per noi imprenditori cercare appoggi di un certo tipo nelle amministrazioni», ha spiegato Parnasi al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e al pm Barbara Zuin che gli hanno contestato una serie di «accordi corruttivi» pari al valore di oltre 100 mila euro. Le mazzette mascherate «Erano consulenze per tenere buoni rapporti con una persona importante all’interno del Movimento 5 Stelle. Sono anni che pago tutti i partiti per ottenere appoggi nelle mie attività imprenditoriali», ha spiegato soffermandosi sulle tangenti «mascherate» da consulenze per l’ex presidente di Acea e uomo forte dei 5 Stelle. All’imprenditore sono state fatte domande su diversi episodi di corruzione tra i quali il conferimento allo studio Lanzalone di un incarico «assolutamente inutile e assegnato per finalità corruttiva per l’assistenza legale stragiudiziale per i rapporti con il Comune di Marino per la costruzione dell’Ecovillage». Una parcella da 90 mila euro e una consulenza sulla gestione di fondi Bnl Paribas per un compenso da 12 mila euro, accertate dal Nucleo investigativo dei carabinieri. In cambio, secondo la ricostruzione dei magistrati romani, Lanzalone avrebbe messo a disposizione la sua funzione di «pubblico ufficiale di fatto» favorendo Parnasi nell’affare stadio. I pm hanno ascoltato diverse persone informate sui fatti. Tra queste, oltre alla sindaca Raggi, al dg della Roma, Mauro Baldissoni, e al dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti, anche l’ex braccio destro dell’imprenditore, Luca Caporilli, 54 anni, che avrebbe svelato per primo il funzionamento del «sistema Parnasi». Con i pm Ielo e Zuin, Parnasi si è dilungato anche sulle erogazioni fatte alla Lega del vice-premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Un finanziamento «sospetto» da 250 mila euro all’associazione «Più Voci», rappresentata dal tesoriere e deputato del Carroccio, Giulio Centemero. E un secondo contributo, a meno di un mese dalle scorse consultazioni, da 100 mila euro, fatto passare attraverso due società riconducibili allo stesso Parnasi. In riferimento a questo gli inquirenti, ripercorrendo l’ordinanza di arresto, hanno ricordato l’intercettazione nella quale Parnasi, parlando con un suo collaboratore, affermava: «Il governo lo sto a fare io». Sui finanziamenti al centrodestra, il costruttore ha spiegato ai pm: «Ricordo un solo pagamento effettuato in nero ad un politico, Davide Bordoni di Forza Italia». Ma sui fondi alla Lega Parnasi non ha convinto i pm. In particolare, il 13 giugno scorso, nell’ufficio di Parnasi è stata trovata una fattura indirizzata da Eyu (società presieduta dal tesoriere Pd, Francesco Bonifazi) alla «spettabile Immobiliare Pentapigna Srl», la stessa che il costruttore ha raccontato essergli servita per sbarcare a Milano e offrire cene a tutto spiano. Eyu, nella fattura, dichiara di incassare 150 mila euro a pochi giorni dalle elezioni in cambio di un «progetto ricerca».
(La Stampa – E. Izzo)
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