AS ROMA NEWS PELLEGRINI CONFERENCE LEAGUE – C’è un piccolo capitano che alza una grande coppa europea, godendosi un privilegio per pochissimi. Lorenzo Pellegrini ha sorriso, si è emozionato. La coppa l’ha alzata e l’ha rialzata, con l’orgoglio di chi si sente rappresentante di un popolo e quel popolo ora comincia a farsi rappresentare da lui. Ha scalato posizioni nel tempo, adesso è un numero uno, scrive Il Messaggero.
La faccia della Roma, di un certo romanismo che ancora ha voglia di riconoscersi in una bandiera che abbia il cuore giallo e rosso. La tradizione va avanti, da queste parti ci si tiene e viene naturale regalare i gradi a chi a Roma c’è nato e a Trigoria ha imparato ad amarla. Totti lo ha designato come suo erede, una roba mica da niente.
Lui che, in una foto che girava sui social qualche tempo fa, piccolo raccattapalle dell’Olimpico lanciava uno sguardo dolce al numero dieci che gli stava passando davanti e magari con lui non aveva mai parlato. E’ una piccola storia di un ragazzo diventato grande, guidando la sua Roma al successo. Incidendo. Pellegrini è capitano sì, ma è anche giocatore. Non banale.
Ha stregato un certo Mourinho e qui non siamo alle prese di posizione di parte (Totti). Mou, lo Special, parla di lui come se si riferisse a Lampard: uno di quelli a cui non si rinuncerebbe mai, il leader tecnico e non solo. Pellegrini è diverso da tutti i suoi predecessori, non è un capitano silenzioso come lo era Di Bartolomei; non ha la timidezza di Peppe Giannini, né l’esuberanza di Daniele De Rossi e men che meno le doti tecniche di Francesco Totti.
Si può dire, Pellegrini è unico ed è un bene per tutti. La sua diversità lo rende special, come il suo allenatore, come la Roma. Il contratto faraonico non lo ha cambiato. Gli manca il salto di qualità con la maglia della Nazionale, spesso indossata con sfortuna. E se da Tirana qualcosa è cambiato, per Pellegrini no.
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