Federico Fazio

NOTIZIE FAZIO PEROTTI – Il primo ad arrivare fu Federico Fazio nel gennaio del 2007, poi a giugno toccò prima a Diego Perotti e poi subito dopo anche a Morgan De Sanctis. Solo che i primi due a Siviglia ci sono stati per oltre sette anni, mentre l’attuale dirigente della Roma ci rimase solo per una stagione.

A volerli, tutti e tre, fu proprio Ramon Monchi, il d.s. del Siviglia che a Roma ha vissuto per circa due anni. Ecco, nella Roma che giovedì andrà in Andalusia a giocarsi l’andata degli ottavi di finale di Europa League c’è un bel pezzo di ricordi biancorossi (e c’è anche il dirigente Manolo Zubiria, che è proprio di Siviglia). Già, perché Fazio e Perotti ci sono davvero cresciuti lì, arrivando che erano praticamente dei ragazzi o poco più e andando via da adulti.

Fazio arrivava dal Ferro Carrill, Perotti dal Deportivo Moron (giocava nella B argentina, su di lui aveva messo gli occhi anche l’Atalanta). Entrambi giunsero a Siviglia a 19 anni, nel 2007, per poi fare lo stesso percorso: prima il Siviglia Atletico (che poi non è altro che la squadra B del club biancorosso), poi la prima squadra. Dove Fazio è sbarcato già nel 2007-08, mentre Perotti ci è arrivato l’anno dopo.

Da lì però è nata un’amicizia quasi indissolubile: compagni di squadra, di stanza nei ritiri, spesso anche di vacanze (a Roma, per esempio, c’erano già stati insieme proprio ai tempi in cui giocavano in Spagna). Un rapporto saldissimo, che li ha tenuti in biancorosso fino all’estate del 2014, quando dopo aver vinto l’Europa League decisero di lasciare il club: Fazio al Tottenham, Perotti al Boca Juniors.

Poi Federico a Siviglia ci è anche tornato per metà stagione, la parte finale del 2015-16, giusto per vincere un’altra Europa League (da aggiungere anche alla Supercoppa di Spagna del 2007 e alla Coppa del Re del 2010, quest’ultima vinta anche da Perotti). «Per me fu un’esperienza incredibile – ha detto in passato il difensore centrale –. Venivo da una squadretta in cui dovevi picchiare in allenamento per farti rispettare e mi ritrovai da solo in Europa». Per poi aggiungere nel 2017, quando la Roma andò a Siviglia nel 2017 per il trofeo Puerta (vittoria dei padroni di casa per 2-1): «Grazie a tutti i sevillisti per avermi fatto sentire a casa».

Perotti, invece, esordì nella Liga senza neanche aver mai messo piede nella massima serie argentina. Poi a Siviglia fu martoriato dagli infortuni («Nel 2014 ero al Boca Juniors e ho pensato anche di smettere»), poi arrivò il Genoa e gli salvò la vita. A Siviglia, però, provò all’inizio anche a dare seguito alle sue passioni. In Argentina studiava psicologia, in Spagna si iscrisse ad un corso di criminologia: «Siviglia è una delle città più belle che abbia mai visto in vita mia. Mi iscrissi all’università, ma il club era in Champions e gli altri studenti mi guardavano strano perché ero un calciatore. Siviglia è piccola, l’università era vicina a casa». E all’università Diego visse anche un aneddoto carino: «Mi telefonò Maradona, che era ct, durante la lezione. Uscii dall’aula, non era serio continuare».

E ora giovedì prossimo bisognerà vedere quali saranno le scelte di Paulo Fonseca. Fazio e Perotti stanno lavorando duro per convincere l’allenatore portoghese a dargli una chance. Per Fazio c’è da sconfiggere la concorrenza di Mancini, Perotti potrebbe sperare nel caso in cui Pellegrini non recuperi (e quindi Mkhitaryan venga confermato alle spalle di Dzeko). Male che vada, entrambi avranno qualche consiglio in più da offrire al tecnico giallorosso.

(Gazzetta dello Sport)



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