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Rassegna stampa

Roma, che scossa: dominio giallorosso, poi Abraham di rigore abbatte lo Spezia

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Nel calcio di solito c’è poco spazio per la giustizia. La storia del pallone è piena di partite stregate, pali, traverse, miracoli del portiere, pallone che non vuole entrare, scrive La Gazzetta dello Sport

La Roma stava per farci i conti, poi Tammy Abraham ha trasformato il rigore per il gol più tardivo della storia giallorossa in Serie A proprio dopo l’azione più emblematica della partita – traversa di Zaniolo, e poi altra traversa di Zaniolo da terra – e lunghissima revisione al Var per un calcio di Maggiore allo stesso Nicolò, che da queste parti è di casa quanto il capitano dello Spezia.

Fino a quel momento, non si era scongelato lo 0-0 per motivi misteriosi: per chi ha familiarità con gli Expected Goals, il computo giallorosso a fine partita calcola 4,36, un prodotto altissimo, contro lo 0,37 dello Spezia. Roma in completo dominio, occasioni a raffica, il portiere Provedel protagonista, qualche errore di troppo sotto porta con la squadra di Thiago Motta in dieci per il rosso ad Amian a fine primo tempo (prima una manata a Zalewski, poi una trattenuta su Pellegrini, tutto in poco più di cinque minuti). 

Persino troppo facile ripensare a quel Barcellona-Inter del 2010, Mourinho sulla panchina nerazzurra e Thiago Motta espulso per una manata a Busquets e protestante a fine partita proprio in riferimento a quella notte di gloria al Camp Nou. Il tecnico spezzino ha provato a fare il Mou: resistere resistere resistere la tripla parola d’ordine. Gli stava andando bene, e invece per la terza volta di fila viene sconfitto nel finale, stavolta ancora più finale di quelli contro Fiorentina e Bologna.

Bello l’omaggio della squadra di casa a Kovalenko e alla lotta ucraina: maglietta con la scritta «Stop War» esibita solo per il riscaldamento. Lo Spezia voleva entrare in campo vestito così per il pre-gara, il regolamento della Lega – misteri della burocrazia – non lo ha permesso. Poi, la partita. Thiago Motta ha modificato l’assetto abituale: 4-3-3 iniziale, che però ha tolto riferimenti difensivi. Kiwior, il solito stopper davanti alla difesa ma con la collaborazione di un altro mediano, si ritrovava a dover fare il tergicristallo tra i due trequartisti giallorossi, Mkhitaryan sul centrodestra e Pellegrini sul centrosinistra, con Nikolaou spesso costretto a spezzare la linea per prendere l’armeno. 

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E la Roma, con il giovane Zalewski sorpresa a sinistra, è partita forte, percuotendo in verticale nelle voragini alle spalle della difesa spezzina. Subito una parata di Provedel su testata di Mancini, ad annunciare la serata di gloria, poi un destro di prima di Pellegrini largo e una sua discesa con tunnel a Kiwior e palo pieno (ma toccato da Provedel), e ancora un sinistro di giustezza di Abraham di poco largo. Dopo venti minuti a fuoco alto, ma quasi esclusivamente passando da destra, la Roma ha abbassato il gas, lo Spezia – solo un tiro di Verde al 16’ alto – ha ritrovato un po’ le misure. Ma l’espulsione di Amian ha complicato parecchio la ripresa della squadra di Thiago Motta.

Il tecnico dei padroni di casa ha… parcheggiato il bus davanti all’area. Mourinho, dal pullman da cui ha seguito la partita, ha ordinato l’avanti-tutta per il secondo tempo, con Zaniolo per Mancini e un 4-3-3 che ha cominciato a sfruttare anche la fascia sinistra. I pericoli hanno cominciato ad arrivare in serie: con l’aggiramento orchestrato dai passaggi secchi di Cristante, la percussione centrale, i tentativi da fuori area (palo di Cristante), e sì, troppi errori davanti alla porta già ben presidiata da Provedel. 

Basta rivedere un paio di lisci di Pellegrini da distanza ravvicinata e una sua punizione vicina al palo, una conclusione larga di Veretout, un’altra alta di pochissimo di Mkhitaryan, un salvataggio sulla linea di Erlic già nel recupero su Shomurodov. Un assedio, insomma – e sono gli unici che vorremmo vedere, ripensando all’Ucraina – alleggerito solo una volta da Nzola (attento Rui Patricio). 

Roma anche in 4-2-4 con El Shaarawy per Veretout e poi Shomurodov per Zalewski. Tutto inutile, incredibilmente, fino all’ultima rocambolesca azione targata Cristante (per il ponte aereo) e Zaniolo, coraggioso tanto da guadagnarsi una scarpata, una ferita e un occhio nero. Ma pure il rigore. Giusto così: a volte succede. E la Roma può ancora pensare alla Champions.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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