AS ROMA NEWS CONFERENCE LEAGUE – C’era solo un uomo che poteva spezzare l’incantesimo. È bastato un anno a José Mourinho per spezzare 14 anni di digiuno romanista da trofei, e uno molto più lungo, il tabù che in Europa aveva fermato questa squadra sempre a un centimetro dalla gioia. Quella esplosa in una notte albanese, in uno stadio piccolo non solo per la gente ma per contenere l’emozione.
La Roma che vince, chi la ricordava più. Che in una notte cancella le delusioni delle finali perse col Liverpool e con l’Inter, che cancella gli anni in cui ogni estate si guardava al mercato non con le speranze come fanno tutti i tifosi, ma con la paura di chi avrebbe salutato. Ora che tutti sono rimasti, è arrivato l’imponderabile. Una coppa europea, la prima della storia nell’ambito Uefa, la prima in assoluto visto che la Conference League non l’aveva ancora mai vinta nessuno.
Anche per questo José Mourinho ci teneva. Ma non era l’unico. Ci teneva Lorenzo Pellegrini, che quando Totti sollevò l’ultimo trofeo, la Coppa Italia, doveva ancora finire le scuole medie. «E mai avrei immaginato a 25 anni di togliermi questa soddisfazione con questa maglia e fascia addosso», ha sorriso il capitano di oggi. «È un bel momento, dobbiamo festeggiare, fissarci in testa questo momento e farlo ricapitare».
La cosa più significativa è che quel gol decisivo l’abbia segnato Nicolò Zaniolo: la sorte gli ha spezzato due volte le ali ed è sempre tornato, fino al riscatto. Il più bello possibile, nell’anno più difficile, tra rapporti complicati e tensioni. Il suo zampino ha spostato l’equilibrio di una gara sofferta, in cui la Roma ha saputo difendersi con i denti nella ripresa.
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