Dan Friedkin, James Pallotta

NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – Nessun pessimista, nemmeno quelli da record mondiale, poteva aspettarsi che il passaggio di proprietà della Roma potesse trovarsi davanti una situazione del genere. La volontà di vendere (James Pallotta e dei suoi soci) e quella di comprare (Dan Friedkin) sarebbero la base di un sicuro accordo in quasi tutte le variabili del business.

L’emergenza coronavirus, però, ha gettato anche il mondo del calcio italiano nel caos: il Coni ha chiesto ieri lo stop di tutto lo sport fino al 3 aprile. Al momento non si sa se il campionato sarà fermato definitivamente, finirà a porte chiuse o – come sperano tutti – a porte aperte ma più avanti del previsto (in questo caso potrebbe essere spostato l’Europeo 2020, che dovrebbe avere la sua gara inaugurale proprio all’Olimpico di Roma).

Inevitabili i ricaschi sui club calcistici, tra mancati incassi da botteghino e diritti tv. Per non parlare del possibile crollo di immagine del nostro campionato per il futuro. Il titolo in Borsa della AS Roma, in uno scenario da tregenda per tutto il mercato, ieri ha chiuso con una perdita del -20,60%. L’andamento in Borsa, preso però su un lasso di tempo più ampio, fa parte della valutazione finale (Fair Value) dell’offerta vincolante.

Nonostante tutto, la volontà di Dan Friedkin di acquistare la Roma non si è affievolita. La revisione delle «due diligence» sulle 12 società che compongono la galassia giallorossa prosegue, con i necessari aggiustamenti legati all’attualità. Poiché nessuno ha la palla di cristallo e può prevedere il futuro, si sta facendo strada anche un piano B, che resta in ogni caso una soluzione alternativa che si spera di non dover mai mettere in attività.

Il Friedkin Group potrebbe entrare temporaneamente nella Roma come socio di minoranza, versando ad esempio i 50 milioni di euro che mancano ancora per completare l’aumento di capitale deciso da Pallotta e dal suo «sindacato». Il passaggio definitivo di consegne sarebbe comunque garantito, magari tra qualche mese, ma con una situazione a quel punto più chiara.

Tra i soci di Pallotta, infatti, solo uno (Starwood) vorrebbe uscire al più presto e a tutti i costi. Si tratta comunque di un «deal» che nuove cifre enormi (700 milioni, ma contando anche l’indebitamento e l’aumento di capitale da sottoscrivere interamente) e per questo motivo non si possono fare le cose in fretta. Un business che porta poi a ripensamenti non è mai un buon business. La volontà di Friedkin resta quella dell’acquisto. Possibilmente in tempi brevi, ma questi non sono purtroppo in mano sua né in quelle di Pallotta.

E il profilo sportivo? Il campionato va inevitabilmente verso lo stop, però restano le Coppe europee. Tutte le ipotesi restano in piedi, ma le autorità svizzere, per esempio, hanno già decretato che la partita di Europa League tra Basilea e Eintracht, di Europa League, non potrà essere giocata sul territorio elvetico nemmeno a porte chiuse.

(Corriere della Sera)



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