C’è una Roma che fatica negli approcci alle partite e che spesso e volentieri regala i primi 10-15 minuti di gioco senza neanche sapere il perché. E c’è un’altra Roma, che poi è ovviamente la stessa degli approcci sbagliati, che quando si rialza da quelle false partenze fatica poi anche nel carburare, nel far girare a pieni giri il motore per tutto il corso della partita, scrive La Gazzetta dello Sport.
Insomma, la Roma di Mourinho è una Roma statica, spesso prevedibile, che vive di fiammate e ripartenze improvvise, ma che poi è lenta e compassata nella manovra, soprattutto quando è lei che deve andare a fare la partita. E che il motore della Roma non abbia benzina a sufficienza ce lo dicono anche le statistiche. Una in particolare, quella dei chilometri percorsi in media in ogni partita, dove la squadra di Mourinho è desolatamente ultima tra le venti di Serie A.
Già, è proprio così, nessuno nel nostro campionato corre di meno della squadra giallorossa. Che percorre esattamente 104,293 chilometri a partita, oltre otto in meno rispetto alla capolista di questa speciale classifica, i cugini della Lazio, che in ogni partita di chilometri ne percorrono 112,718 (alle loro spalle l’Inter con 110,88, il Venezia con 110,259 e l’Atalanta con 110,022).
Insomma la Roma durante una gara corre come le squadre di medio-bassa classifica. Anzi, meno di tutte loro, se è vero come è vero che in fondo alla classifica, davanti ai giallorossi, ci sono a risalire Udinese (104,812), Sassuolo (104,979), Bologna (105,139) e Salernitana (105,514).
Ma come mai i giallorossi hanno così poca benzina da mettere sul prato verde in ogni gara? Un po’ dipende dalla strategia di gioco di Mourinho, che spesso e volentieri «congela» la manovra, lasciando l’iniziativa agli avversari e difendendo di reparto, il che è sicuramente meno dispendioso dal punto di vista fisico ed atletico che non andare a marcare a uomo, a tutto campo, come fa ad esempio il Verona che domani scenderà in campo all’Olimpico (e che infatti è quinto in questa classifica, con 109,259 chilometri di media a gara).
È anche vero, però, che proprio il calcio di Mou prevede ripartenze improvvise, attacchi agli spazi, gente che va quando trova spazio per andare, il che inevitabilmente dovrebbe portare i giallorossi ad avere numeri migliori di quelli attuali. È una corsa modulata quella della Roma, ma evidentemente modulata al ribasso.
Spesso e volentieri, infatti, quando si tratta di fare la partita la Roma è troppo ferma, lenta nell’impostazione, compassata nella ricerca degli spazi e nella dettatura delle eventuali traiettorie di passaggio, fattispecie che prevede movimenti, contromovimenti, un moto quasi perpetuo che invece non appartiene alle corde dei giallorossi.
Insomma, quando c’è da creare gioco la squadra di Mourinho è troppo statica, senza eccessivo dinamismo, il che la rende anche prevedibile nelle letture. Ci vorrebbe più intensità, più voglia di andare a prendersi gli spazi. E anche più velocità di pensiero, anche in fase di impostazione, il che renderebbe sicuramente la squadra più produttiva nella fase offensiva. La verità è che la Roma corre poco un po’ per scelta, un po’ per necessità ed un po’ perché evidentemente non è predisposta a farlo. Per cambiare il corso della stagione bisogna migliorare anche in questo. Almeno per non essere più mestamente ultimi.
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