Dan Friedkin

NOTIZIE AS ROMA – La Premier chiama ma a Trigoria, per ora, non risponde nessuno. Non potrebbe essere altrimenti. Lo stop ai campionati nazionali più quello delle competizioni europeee, sommati allo stand-by della trattativa tra Pallotta e Friedkin, riduce l’operatività del club.

A partire dai riscatti di Smalling e Mkhitaryan ma non solo. Nelle idee della Roma, ad esempio, marzo doveva essere il mese per iniziare a parlare del rinnovo di Pellegrini. Ma senza certezze societarie, è inevitabile prendere tempo. E se Lorenzo non ne fa un problema (contratto scade nel 2022), diverso il discorso per i due arrivi last-minute della scorsa estate. Che sia o meno il gioco delle parti, Manchester United e Arsenal non hanno intenzione di fare sconti. Soprattutto nel momento in cui, proprio grazie all’impiego di Fonseca – che ha spostato la ripresa a mercoledì e che ieri ha rilanciato un appello sui social a restare a casa: «L’emergenza ci separa, ma saremo più uniti in futuro» – entrambi si sono rivalutati.

È l’altra faccia del «mercato furbo» di Petrachi. Così prima Solskjaer («Smalling tornerà qui») e poi Arteta («Mkhitaryan mi è sempre piaciuto») hanno lanciato segnali inequivocabili. Parole che nella migliore delle ipotesi sono un invito alla Roma a farsi avanti. Il problema però è proprio questo: a Trigoria non possono farlo. E ciò al netto delle valutazioni di partenza (29 milioni per il difensore, 25 per il centrocampista) ritenute fuori budget.

Non conoscendo il futuro business-plan di Friedkin è tutto fermo. Si può dunque chiedere il rinnovo di un prestito (leggi Zappacosta) ma altro non è possibile, anche alla luce della corsa in salita al quarto posto. Aspettando che la trattativa per la cessione del club riparta, le uniche certezze (negative) arrivano dalla semestrale chiusa a -87 milioni con una previsione per giugno di un rosso di -110. Pallotta, nell’ipotesi peggiore, si farà garante per completare l’aumento di capitale. Il resto (in primis il rispetto del Fpp), senza Friedkin, sarebbe nelle mani del mercato. Che rischia, dopo il ciclone Coronavirus, di non essere nemmeno così munifico per la serie A come ci si poteva attendere. 

(Il Messaggero)



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