Rassegna stampa
Roma, la coscienza del capitano
NOTIZIE AS ROMA FLORENZI – Il mondo alla rovescia ha i volti di Florenzi e Zaniolo. Uno non gioca nella Roma, fa panchina da 6 gare – con l’unica eccezione dei 10 minuti finali di Udine (fatto entrare sul 4-0) – ed è titolare in Nazionale. L’altro è reduce invece da un mese d’oro, tra prestazioni in crescendo e 4 reti consecutive a Moenchengladbach, Milan, Udinese e Napoli e si accomoda in panchina.
“Non ho giocato per far cambiare idea all’allenatore, – ha detto Florenzi – ho giocato per me stesso. Penso solo a giocare e dare il mio contributo alla Roma. Spero che nel breve periodo di riuscire a mettere in difficoltà il mister che ora sta facendo altre scelte. Le rispetto e continuerò ad allenarmi a duemila come fatto fino ad ora. Se devo fare il capitano devo dare l’esempio. Anche in questo momento metto la Roma davanti a me. Dobbiamo stare in silenzio e lavorare, perché se lo fa il capitano gli altri lo fanno di conseguenza“.
Del resto Fonseca è stato chiaro, spiegandogli in un colloquio privato i suoi convincimenti tattici (vuole un terzino con una fisicità diversa). È toccato quindi a Petrachi spiegare quale fosse la volontà del tecnico, ossia alzare Florenzi in attacco. Lo aveva già fatto nel derby se Zappacosta non si fosse infortunato nel riscaldamento. Dopo il primo ko del difensore del Chelsea – al quale seguirà la rottura del crociato il 4 ottobre – Alessandro ha continuato a giocare terzino semplicemente perché Spinazzola non era ancora pronto. Quando lo è stato (dal match con l’Atalanta, in precedenza 17 minuti a partita chiusa con il Sassuolo e 20 con il Bologna) è avvenuto l’avvicendamento, con Santon pronto a dargli il cambio.
Senza dimenticare che in precedenza Florenzi da terzino aveva deluso: sbaglia la diagonale sul 3-3 di Kouamé alla prima giornata; Correa lo manda in tilt al derby; in affanno contro Sansone al Dall’Ara; non chiude sulla rete del 2-0 di De Roon contro l’Atalanta. Tanto è bastato a Fonseca per convincersi di una decisione che aveva già maturato in estate.
L’esclusione di Zaniolo in azzurro, invece, si spiega invece a livello tattico: “Per adesso è abituato a giocare in maniera diversa“, la motivazione addotta da Mancini. E in effetti l’ala nel 4-2-3-1 di Fonseca ha compiti diversi dall’esterno offensivo nel 4-3-3. Come se non bastasse anche per Nicolò il ct e il tecnico portoghese hanno idee diverse: per Mancini è una mezzala, Paulo – dopo averlo provato anche trequartista – pensa che sia più pericoloso sulla fascia, dove può scatenare il suo strapotere fisico.
(Il Messaggero)
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