(Il Messaggero – U. Trani) La Champions è la ricchezza della Roma. Da tempo. E ancora di più in questa stagione. Domani sera, all’Olimpico, il ritorno degli ottavi contro lo Shakhtar che è in vantaggio dopo il match dell’andata (2-1): i giallorossi, dopo 10 anni, vogliono tornare tra le migliori 8 d’Europa. In una notte, insomma, possono fare l’enplein: sistemare il bilancio e rafforzare il prestigio. Perché, alla questione economica, bisogna aggiungere quella tecnica, soprattutto in un’annata in cui, in campo nazionale, non si possono aggiudicare alcun trofeo.
FORZIERE DA RIEMPIRE – L’ultima semestrale ha evidenziato quanto il percorso della Roma in Champions, cominciato nel campionato passato con l’accesso diretto alla fase a gironi, abbia generato introiti vitali per il futuro del club: sono già 47,8 i milioni entrati nel salvadanaio giallorosso. Andare ai quarti significherebbe riceverne almeno altri 12 (dipende dall’incasso al botteghino, da aggiungere al bonus Uefa e al market pool da dividere con la Juve): totale 60 milioni. Festeggerebbe a Boston, nel giorno del suo 60° compleanno, il presidente Pallotta. Ma vivrebbe più tranquillo, in vista del mercato estivo, anche il ds Monchi che, appena messo piede a Trigoria nella scorsa primavera, ha dovuto in fretta cedere Salah per rispettare i paletti del Financial Fair Play. E sarebbe felice pure l’allenatore Di Francesco, pronto ad affrontare la nuova stagione ricevendo più certezze dalla proprietà sul consolidamento/rafforzamento dell’attuale rosa.
LUNGO DIGIUNO – Dal 2008 la Roma non ottiene la promozione ai quarti (prima è successo solo nel 1984 in Coppa Campioni e nel 2007 in Champions): con Spalletti in panchina, superò il Real Madrid sia all’Olimpico (19 febbraio) che al Bernabeu (5 marzo), sempre con lo stesso punteggio (2-1). Di Francesco, capace di conquistare il 1° posto nel gruppo C davanti al Chelsea e di eliminare l’Atletico Madrid, cercherà di riqualificare definitivamente l’immagine internazionale del club che in 6 stagioni, con la proprietà Usa, è al massimo arrivato agli ottavi (e, per 2 volte, a quelli di Europa League), in questa edizione e nel 2016 (con Garcia in panchina, esonerato però prima della doppia sfida contro il Real). Ancora è presto per dire se è l’annata della svolta. Di sicuro, però, l’atteggiamento dei giallorossi, con l’attuale allenatore, ha convinto più in Europa che in Italia. In trasferta non hanno mai sbandato, nemmeno la sera dell’ininfluente sconfitta a Madrid contro l’Atletico. A Londra hanno spaventato il Chelsea e a Kharkiv, nella gara d’andata degli ottavi, hanno messo sotto lo Shakhtar, rovinando poi il viaggio con la sciagurata interpretazione della ripresa. In casa, nonostante la sofferenza contro l’Atletico nel 1° match della fase a gironi, la difesa non ha mai incassato gol.
FORMAZIONE BASE – Di Francesco, convinto della bontà di mezza prestazione in Ucraina, ripartire con gli stessi interpreti. Che poi sono quelli del successo al San Paolo. A Kharkiv scelse il 4-2-3-1, mettendosi a specchio davanti allo Shakhtar di Fonseca, a Napoli passò al 4-3-3, adeguandosi al sistema di gioco di Sarri. Sabato con il Torino ha diviso la partita in due, usando il trequartista, cioè Nainggolan, per vincere il suo 1° match contro Mazzarri e blindare il 3° posto in classifica (+3). Mossa decisiva in campionato e replicabile in Champions. Con i big in campo. E con il gruppo: stasera la Roma si fermerà a dormire a Trigoria.
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