NOTIZIE AS ROMA CHAMPIONS – Nitida l’immagine dalla Dacia Arena: se la squadra resta in pieno controllo in campo, l’allenatore lo è in panchina. Questa la Roma di oggi. Che lavora di gruppo per tenersi stretta la zona Champions, con i giocatori in scia di Fonseca, trascinatore e stratega. Con regole e schemi. Cioè il comportamento e la traccia. E la chiarezza. Il nuovo salto verso l’alto dipende, comunque, dalla continuità: la Roma è di nuovo al 4° posto dopo i 2 successi di fila contro il Milan e l’Udinese. Accadde pure alla quarta giornata, dopo quelli contro il Sassuolo e il Bologna e prima di cadere in casa con l’Atalanta, ad oggi l’unico ko in 13 partite stagionali, alle quali bisogna aggiungere pure le amichevoli estive.
Fonseca non s’inventa mai niente. È coerente anche quando spiega alla vigilia di un match, senza magari anticipare le sue mosse, come mettere i giocatori a proprio agio. L’esempio è proprio la posizione di Mancini che non ha certo tirato fuori da cilindro. Si è confrontato con l’interessato che nei Giovanissimi Nazionali della Fiorentina (campione d’Italia 2011) interpretò bene il ruolo di mediano. Ora, senza Cristante e Pellegrini (e Diawara), è il simbolo del nuovo corso. E del 4-1-4-1 camaleontico che permette alla Roma di attaccare con il tridente, il doppio trequartista e i terzini in alternanza. E di difendere con il 4-2-3-1 (o il 4-4-1-1).
Il coinvolgimento del gruppo passa attraverso la sincerità di ogni scelta (scartati ad esempio gli svincolati Rodwell e Buchel). Il portoghese non conquista la stima dei giocatori perché fa ruotare gli interpreti, usando il turnover come avviene altrove. Lui li chiama in causa solo quando e dove ne ha bisogno. Non li schiera tanto per farli contenti. Il caso di Florenzi è inequivocabile: il capitano va in panchina perché nella rosa c’è chi difende meglio di lui. Spinazzola, Santon e addirittura Cetin. I riferimenti nello spogliatoio sono alcuni leader: Kolarov e Dzeko davanti agli altri. Anche Smalling. E comunque Fazio. Ma poi l’allenatore cura il dialogo con Pastore: in piena emergenza, sfrutta il suo Dna che è tecnica allo stato puro. E difende, in pubblico, il talento di Zaniolo, l’ariete ventenne che può aprire qualsiasi difesa e risolvere ogni partita. L’unica arrabbiatura dopo lo zero assoluto di Marassi. La mattina del 21 ottobre chiese alla squadra personalità e ambizione. Su Instagram, l’ha appena elogiata: «A Udine abbiamo conquistato una vittoria di grande carattere. Grazie per il vostro enorme supporto in tutti i momenti. Adesso torniamo al lavoro per preparare la gara di sabato. Daje Roma».
Le sostituzioni di Udine pensando al Napoli. Subito fuori Pastore, stremato dopo la terza gara da titolare. E a seguire Kluivert e Zaniolo. Quindi il trio da preservare per domani. Resta in campo Mancini, invece, nonostante l’ammonizione presa ad inizio partita. Con Fazio espulso e quindi squalificato, rischio altissimo di perdere il possibile partner di Smalling. Fonseca lo ha avvisato: evita di fare fallo. Al minuto 25 della ripresa, parte la prova generale per lo scontro diretto dell’Olimpico. Cetin a centrocampo vicino a Veretout. E subito dopo in difesa per far coppia con Smalling. Spazio anche a Perotti per aumentare il suo minutaggio: se Pastore non recupera, tocca a lui. Da esterno, con Zaniolo accentrato. E dentro pure Florenzi per dimostrargli che non è stato bocciato a priori. Tant’è vero che va sulla fascia, ma non da difensore.
(Il Messaggero)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA