Rassegna stampa
Roma, porte chiuse a Siviglia
NOTIZIE SIVIGLIA-ROMA – L’improvvisa accelerazione di contagi nel paese iberico (raggiunta quota 1000 ieri, quasi raddoppiata rispetto ai 589 di domenica, 54 registrati in Andalusia) ha portato il ministero della salute a prendere la decisione di far giocare la sfida tra Siviglia e Roma a porte chiuse. Nelle ultime ore anche il sindacato di Polizia (Jupol) ha scritto una lettera al governo spagnolo per forzare la mano e mettere in sicurezza la sfida di giovedì. Sono circa 600 i sostenitori romanisti che avevano acquistato il biglietto e ora attendono che venga rimborsato.
Aria di derby. E non solo per Monchi che ritrova la Roma dopo la parentesi di un anno e mezzo nella Capitale. Pau Lopez infatti è pronto a tornare a Siviglia, dopo aver difeso nella scorsa stagione i pali del Betis. Due i confronti diretti con i rivali cittadini: all’andata, grazie anche alle sue parate, successo di misura per 1-0. Nella gara di ritorno (12 aprile) a imporsi fu invece il Siviglia per 3-2.
Un bilancio complessivo contro Banega e compagni che non sorride più di tanto a Pau: 8 le partite disputate (6 con la maglia dell’Espanyol), 3 i successi, 1 pareggio, 4 sconfitte con 9 gol subiti e due clean-sheet. Il ritorno a casa coincide però con qualche segnale di risveglio dello spagnolo che dopo il grave errore nel derby ha vissuto un periodo di evidente involuzione. Qualche brivido – soprattutto nelle uscite alte e nei rinvii con i piedi (che dovrebbero rappresentare il quid in più che lo ha fatto preferire ad altri portieri quest’estate) – alternato a buone parate.
Peccato per il rigore respinto ma poi ribadito in rete in rete da Joao Pedro una decina di giorni fa: per Lopez, che s’è sempre definito un portiere «incapace di parare i penalty anche in allenamento», poteva rappresentare un’iniezione di fiducia in più. Il numero uno spagnolo continua a vivere di alti e bassi.
Come rimarcato in precedenza, singolare che le difficoltà arrivino dalla gestione della palla con i piedi. Forse questo è dovuto al fatto che rispetto ad altri portieri della serie A, Pau è molto sollecitato. In campionato sono 707 i passaggi effettuati, 539 quelli riusciti. Di media 28,3 tocchi ogni 90 minuti che se nel fraseggio breve regalano una buona percentuale (76,2%), sui lanci lunghi cala drasticamente (49,2%). Della serie: uno su due è sbagliato. Non il massimo.
In serie A sono 5 le gare concluse senza subire reti che salgono a 8 considerando anche i tre match in Europa League (Basaksehir andata e ritorno più Gent all’Olimpico). Numeri non eccezionali per un ragazzo che alla fine costerà, bonus inclusi, 30 milioni. Pau però continua a professarsi tranquillo. Alla fiducia di Fonseca – che anche dopo la papera nel derby non lo ha mai messo in discussione – s’è aggiunto il carattere di un ragazzo che si lascia scivolare le critiche addosso.
E che quando c’è da prendersi le responsabilità non si tira mai indietro. Come quando, dopo il ko di Sassuolo, non s’è nascosto dietro il «problema mentale», lasciando intendere come le difficoltà della squadra fossero altre. Negli ultimi giorni è stato spesso chiamato da parenti e amici per capire cosa stesse accadendo in Italia, vista l’emergenza dettata dal Coronavirus. A rivelarlo, anche un vecchio compagno di squadra (giocavano insieme nell’Espanyol) che incrocerà giovedì, il centrocampista Jordan: «La mia famiglia è un po’ preoccupata, ma ho parlato con Pau Lopez e mi ha detto che a Roma stanno bene e che potremo fargli visita senza problemi».
(Il Messaggero)
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