(Il Messaggero – U. Trani) La Roma rallenta in Emilia e, pur restando sul podio, non mette ancora al sicuro il 3° posto. E, mancando ancora 8 tappe al traguardo, deve fare attenzione a chi la insegue: adesso l’Inter quarta (e con il derby da recuperare) e la Lazio quinta sono vicinissime, rispettivamente a -2 e -3. I 2 punti buttati al Dall’Ara pesano quindi in classifica, considerando anche lo spessore del Bologna che, per la squalifica di Mirante e il mal di schiena di Da Costa, ha schierato il debuttante Santurro. E, con tutto il rispetto per il ventiseienne di Parma, è come se avesse giocato senza portiere. Eppure i giallorossi hanno dovuto aspettare la mezz’ora della ripresa per batterlo, affidandosi al solito Dzeko che, partito dalla panchina, ha certificato la seconda rimonta stagionale. L’alibi della sfida di mercoledì al Camp Nou contro il Barça non regge, anche perché Di Francesco, schierando i migliori giocatori a disposizione e preservando in partenza solo il centravanti titolare, ha mandato il giusto messaggio al gruppo: la Champions di domani ha la priorità su quella del presente. La prestazione, però, è stata insufficiente. Nel gioco e nel ritmo. Senza fame, nel 3° lunch match stagionale.
RECITA BANALE – Il ricordo di Frizzi e Mondonico nel minuto di silenzio prima dell’avvio. La Roma, pur avendo sempre il controllo della gara, ha passeggiato in campo. Senza mai accelerare, è sembrata subito statica, scontata e lenta. Così ha permesso al Bologna di abbassarsi comodamente nel 4-5-1, tanto rinunciatario da costare alla fine pure i fischi a Donadoni del pubblico. Il centrocampo giallorosso non è riuscito mai a incidere, con De Rossi macchinoso e timido e con Strootman precipitoso e mai lucido. In più si è presto fermato Nainggolan: risentimento muscolare alla coscia destra. Dentro Gerson che non è riuscito nemmeno a fare il compitino. Pulgar, aiutato da Poli e Donsah, detta invece legge. Schick, schierato da centravanti, ha avuto una chance all’alba della sfida e subito dopo Santurro ha fatto l’unica vera parata sul colpo di testa di De Rossi. Che, dopo la chiusura di Gerson nell’area giallorossa, ha saltato sul destro di Pulgar, ingannando Alisson. Il vantaggio dei rossoblù ha cambiato il film della partita. Palacio, nonostante i 36 anni, si è caricato sulle spalle ogni contropiede, lasciando ai compagni, compresi Verdi e Di Francesco junior, il compito di proteggere il gol, arrivato tra l’altro con un precedente tocco di mano, probabilmente involontario, di Poli (Irrati non interviene, come in Roma-Inter di inizio torneo). Schick, prima dell’intervallo, ha avuto 3 occasioni: la migliore, colpo di testa schiacciato a terra, non è stata sfruttata da Strootman che ha colpito il palo a porta vuota. Il tridente inedito, comunque, fa cilecca. El Shaarawy non decolla a destra, Perotti si accentra inutilmente da sinistra. Di Francesco, nella ripresa, ha cambiato il sistema di gioco.
MODULO RIVISITATO – Ecco il 4-2-3-1: dietro a Schick, il trequartista è Perotti, con El Shaarawy spostato a sinistra e Gerson alzato a destra. Ma la virata diventa efficace solo quando, dopo un’ora, entra Dzeko per El Shaarawy. Schick, da trequartista, esce dal match, ma Perotti a sinistra riprende quota e con Kolarov spaventa il Bologna. Sono loro che disegnano l’azione del pari: Perotti entra in area e prepara il colpo di testa di Dzeko che festeggia il 18° gol stagionale (14° in campionato). Il Bologna sbanda. A destra nel finale c’è Defrel, fuori Strootman e Gerson di nuovo a centrocampo. I giallorossi, però, raccolgono solo calci d’angolo: 11. E non li sfruttano quasi mai: già 221 battuti in 30 partite e solo 3 reti realizzate. Questione di testa, sempre e comunque. A prescindere dal Barcellona.
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