Rassegna stampa
Roma, tocca a Foti: poteva essere come Ibra, ora va a scuola da Mourinho
Chi conosce bene Salvatore Foti, quando la Roma a sorpresa ha annunciato il suo ingaggio al posto di Joao Sacramento, come vice di José Mourinho, non si è sorpreso: «È uno che sa conquistarti con la sua passione per il calcio». Che sia vero o meno, in poche settimane Foti è stato apprezzato da tanti, a Trigoria, per la personalità in campo e la discrezione fuori, scrive La Gazzetta dello Sport.
Caratteristica, quest’ultima, che proprio non apparteneva a Sacramento: bravissimo, ma tanto desideroso di essere in prima linea. Foti, invece, sa stare al suo posto. Domenica a La Spezia, però, in prima fila dovrà esserci per forza, vista la squalifica di Mourinho. Sarà lui a guidare la squadra anche se tecnicamente sulla distinta al posto di Mou l’allenatore sarà Michele Salzarulo, match analyst, in possesso del patentino di prima categoria.
La guida della Roma, però, sarà in mano a Foti, 33 anni, ex attaccante di Venezia, Lecce e Sampdoria, nello staff di Giampaolo alla stessa Samp, al Milan e al Torino. A 16 anni lo cercavano Chelsea e United, anche la Roma con Bruno Conti che tempestò di telefonate la famiglia, ma la trattativa non andò mai in porto.
Diciotto anni dopo, invece, gli sono bastati qualche call e un paio di incontri per convincere Mourinho e la dirigenza che potesse essere l’uomo giusto al momento giusto. All’epoca, da ragazzo, Foti andò alla Samp: era forte, sapeva di esserlo, tanto che al primo gol in Serie A si presentò con una macchina di lusso all’allenamento che fece impazzire l’allenatore Novellino. Sembrava destinato ad un’ottima carriera, ma ha dovuto smettere con il calcio per un intervento sbagliato all’ernia del disco
Era stato etichettato, per via del fisico soprattutto, come «nuovo Ibra» ma l’appellativo non gli è mai piaciuto granché. A fare il suo nome è stato Stefano Rapetti, preparatore atletico della Roma, che sapeva come Mou cercasse un vice giovane, affamato e rispettoso dei ruoli.
Foti sembra essere tutto questo, lo si vede nelle foto e nei video degli allenamenti a Trigoria con la cartellina in mano e al momento ha il patentino Uefa B. Salvatore è figlio d’arte, visto che suo padre Michele era un bomber del calcio dilettantistico siciliano. Lasciato il pallone, è diventato direttore di banca a Palermo, investendo in quel figlio, tanto bravo quanto sfortunato, tutte le sue energie.
D’altronde, se a 18 anni France Football ti dedica uno spazio come Under 20 tra i migliori d’Europa e poi il fisico ti fa interrompere prematuramente la carriera a qualcosa devi per forza aggrapparti. E Foti si è aggrappato al suo amore per il calcio, decidendo di intraprendere la carriera di allenatore. Marotta lo aveva paragonato a Vieri, in quell’articolo di France Football il suo nome era accostato a quelli di Messi, Aguero e Fabregas, oggi invece torna alla ribalta perché sarà sulla panchina di uno degli allenatori più importanti della storia del calcio.
Un piccolo risarcimento all’inizio del suo percorso che lo ha portato a trovarsi a Roma, la città della pasta alla carbonara che, in un’intervista di tanti anni fa, ha rivelato essere il suo piatto preferito. Cucina a parte, quando gli hanno detto che avrebbe dovuto smettere con il calcio giocato si è preso qualche giorno di tempo per riprendersi dalla mazzata («è stato un duro colpo», ha ammesso) poi ha scelto di diventare allenatore. O quantomeno di provarci.
Dopo gli anni con Giampaolo, mentre era fermo, è arrivata la chiamata di Mourinho che è stato subito chiaro con lui, ammettendo come ci fossero altri candidati. Foti è riuscito a prendersi il posto e domenica sarà in prima fila. Poi, quando tornerà Mou, continuerà a fare il lavoro oscuro, dietro le quinte, continuando a crescere, studiare e aggiornarsi. Non è riuscito ad essere il nuovo Ibra, magari, chissà, proverà ad essere il nuovo Mourinho. Sognare non costa nulla.
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