Paulo Fonseca

NOTIZIE AS ROMA – Manca ancora il via libera, ma la Roma, pur vivendo queste ore nell’incertezza, è pronta a mettersi in viaggio. La partita di Europa League, andata degli ottavi, non è stata cancellata, restando in calendario domani a Siviglia (ore 19).

Il club giallorosso aspetta di ricevere l’okay dall’Uefa, chiamata a strappare una deroga al governo spagnolo che ieri ha scelto di vietare l’atterraggio agli aerei in arrivo dall’Italia. Il rompicapo non è stato insomma risolto e bisogna quindi avere pazienza: nessuno è riuscito a trovare la soluzione all’ennesima giornata schizofrenica del calcio. Nella circostanza non più esclusivamente quello italiano. Ormai la confusione è internazionale, anche perché l’attività agonistica, almeno per il momento (e non si sa fino a quando), va avanti solo nelle coppe europee.

La società giallorossa ha dovuto gestire la situazione, abbastanza controversa e sicuramente complicata, passando attraverso la nostra Federcalcio che si è tenuta in contatto fino a tarda sera con l’Uefa. Il problema è stato preso di petto già nel primo pomeriggio quando è arrivata, nella sede della Roma in viale Tolstoj, la notizia della decisione del governo spagnolo di chiudere gli aeroporti dalla mezzanotte fino al 25 marzo ai voli in arrivo direttamente dall’Italia.

L’idea iniziale, con la partenza anticipata per aggirare il blocco (cioè lasciando la Capitale già ieri), è stata in fretta scartata perché nessuno, soprattutto da via Allegri, è stato in grado di dare subito garanzie al management di Pallotta sul regolare svolgimento delle partite di Europa League.

Interlocutorio pure il colloquio tra Baldissoni e l’ex ds Monchi: il club andaluso non si è potuto muovere in autonomia. Anzi, è stato ipotizzato che le porte dell’Estadio Ramón Sánchez-Pizjuán rimanessero chiuse, oltre che al pubblico, anche alle squadre. Il possibile rinvio del match è rimasto a lungo d’attualità anche perché il problema si sarebbe ripresentato la prossima settimana, quando è prevista la gara di ritorno all’Olimpico: il divieto dei voli dall’Italia alla Spagna fino al 25 marzo non avrebbe comunque consentito al Siviglia di poter rientrare a casa dopo la partita del 19 marzo.

Fonseca è rimasto in contatto con Fienga, aggiornato dal ceo sulle varie ipotesi di spostamento da Roma a Siviglia. Il programma, però, è rimasto quello scelto prima dello stop ai voli dall’Italia alla Spagna: appuntamento stamattina a Trigoria alle ore 11 per l’allenamento della vigilia e partenza da Fiumicino in charter alle 15. I giocatori, del resto, hanno lasciato il Bernardini subito dopo la seduta di lavoro quotidiano (di mattina) e dunque prima di conoscere la decisione presa dal governo spagnolo.

La comitiva è stata intanto ridotta numericamente al minimo proprio per cercare di rispettare almeno in parte le misure stringenti della nostra Presidenza del Consiglio: meno di 50 persone tra tecnici, giocatori, medici, fisioterapisti e dirigenti. Pronto comunque pure l’itinerario alternativo (se l’Uefa non dovesse ottenere la deroga), con tappa intermedia a Faro, sud del Portogallo. Dall’aeroporto dell’Algarve al centro della città andalusa sono 201 i chilometri: da fare in pullman. Si raddoppia la durata del viaggio: altre 2 ore e mezza su strada, dopo quelle di volo.

Fonseca, intervistato dall’agenzia di stampa spagnola Efe, ha chiesto chiarezza all’Uefa su come affrontare questo periodo di emergenza in Europa: «C’è qualcosa che è più importante del calcio ed è la salute delle persone. Verranno prese decisioni molto importanti. A intervenire non dovrebbero però essere solo le federazioni dei rispettivi campionati. E’ necessaria la collaborazione dell’Uefa. Non possiamo fermare la Serie A in Italia e poi giocare, ad esempio, Valencia-Atalanta. Il coinvolgimento della Uefa sarà molto importante per tutti i tornei».

(Il Messaggero)



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