Nicolò Zaniolo prepara lo sprint. Per la Roma, per la Nazionale, per sé. Il 2022, che doveva e dev’essere l’anno della definitiva maturazione, è cominciato a fasi alterne, non solo per colpe specifiche, scrive il Corriere dello Sport

Pensate alla caducità del gol contro il Genoa: fosse stato convalidato, non sarebbe stata vissuta la vita parallela con espulsione e polemiche. Si sarebbe celebrata la giocata da campione che aveva regalato a José Mourinho la vittoria dell’ultimo tiro.  

La storia del calcio d’altra parte è spesso sconvolta dalle sfumature: centimetri, spizzate, deviazioni. Ma non c’è tempo per rimuginare. La Roma non ne ha, a causa di una classifica deficitaria e di un potenziale sorpasso della Fiorentina che la escluderebbe addirittura dall’Europa. 

Già contro il Verona dei tre insospettabili tenori – il tridente Simeone-Caprari-Barak ha già prodotto 30 gol complessivi – Mourinho dovrà cercare il sistema per sbloccare muscoli e menti dei giocatori. Lo farà utilizzando il massimo della qualità di cui dispone: Zaniolo in aggiunta a Pellegrini, Mkhitaryan e Abraham. Soltanto con i piedi buoni e con i nervi saldi la Roma può ripartire. 

Ed è proprio la coesistenza tra i due italiani, Zaniolo e Pellegrini, la sfida più importante. Fino a questo momento, per caratteristiche istintive e per movimenti, i due non sono riusciti insieme a moltiplicare il loro potenziale di talento singolo. Non a caso Zaniolo ha segnato 2 reti in campionato, più il terzo annullato contro il Genoa, quando ha giocato vicino ad Abraham, mentre Pellegrini era infortunato. Viceversa il capitano, giocando sempre nella stessa posizione di trequartista, ha già prodotto 6 reti, con o senza Zaniolo. 

Il loro feeling diventa essenziale, ora che Pellegrini ha superato l’infortunio muscolare, per alimentare un’idea di rincorsa. Non solo per il campionato, che ormai quasi certamente non consentirà un rientro in area Champions, quanto per la Conference League che ricomincia a marzo: è l’unico trofeo internazionale che manca a Mourinho, essendo stato appena creato, ed è un’occasione per instillare il «virus della vittoria» (parole dell’allenatore) che rappresenti una base solida per il futuro. 

Ma la politica dei piccoli passi, dall’avvento dei Friedkin, obbliga la Roma a dedicarsi al prossimo avversario, che già nella partita d’andata la sorprese nonostante uno strepitoso gol di tacco di Pellegrini. La sconfitta del Bentegodi è stata la prima grande delusione del campionato. Una ragione in più per trattare la materia con attenzione. Anche se le assenze di due difensori su quattro (Mancini squalificato, Ibañez infortunato) spingeranno Mourinho a varare una formazione molto diversa da quella delle ultime settimane: a meno che non scenda Cristante in difesa, il ritorno al 4-2-3-1 con la coppia Smalling-Kumbulla appare inevitabile. 

In quel caso Cristante affiancherebbe nel mezzo Sergio Oliveira per lasciare ai quattro davanti la libertà di inventare: Zaniolo a destra, Pellegrini in mezzo, Mkhitaryan a sinistra. E Abraham pronto ad abbassarsi per facilitare i dialoghi.



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