Rassegna stampa
Se non si gioca a maggio la Serie A salta
L’obiettivo finale è lo stesso per tutte le proposte avanzate dai club e sintetizzate nel documento della Lega: riuscire a contenere il danno economico conseguente all’emergenza del Paese.
Governo e Federazione sono destinatari della proposta sul taglio dello stipendio dei giocatori. Il presupposto da cui si parte è semplice, se i calciatori non si allenano e non giocano non devono essere pagati. Ci sono due ipotesi: non pagare gli stipendi per il periodo di tempo non lavorato o richiedere uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100mila euro ci sarà un taglio differente da chi ne guadagna fino a 500mila, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30%. Il governo potrà riconoscere uno strumento legislativo valido a intervenire oppure potrà essere sufficiente una linea concordata tra Lega e Figc.
Se entro Pasqua ci saranno notizie migliori si tornerà al primo scenario: due settimane almeno per recuperare la condizione e nuovo start del campionato a maggio, più facile tra il 9 e il 16. Se invece si rendesse necessario per la salute prolungare i divieti attuali fino a fine aprile o oltre, il tempo per la ripresa difficilmente permetterebbe la conclusione delle competizioni. In caso di stop la possibilità più verosimile resta quindi la cristallizzazione dell’attuale classifica, la non assegnazione del titolo, le retrocessioni bloccate: due club salirebbero dalla B per una Serie A 2021-2022 che diventerebbe a 22 squadre, da ridurre a 20 nella stagione ancora successiva.
(Gazzetta dello Sport)
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