Tra le famose quattro direttrici individuate per sistemare i conti giallorossi nell’ultima relazione (quella di preparazione all’Assemblea degli azionisti del 29 giugno prossimo), la prima dice esattamente così: «Far conto sui flussi finanziari generati dall’attività ordinaria, compresi gli eventuali flussi di cassa operativi netti conseguiti nel corso della partecipazione all’Europa League, nonché all’eventuale partecipazione alle competizioni europee nella prossima stagione».
Ecco, proprio in questo passaggio c’è un piccolo tesoretto da andare ad inseguire a breve. Appena sarà finito il campionato, appena torneranno le coppe europee. Con la Roma che in quel caldo agosto si andrà a giocare almeno 62,4 milioni di euro. Una cifra importante, che finirebbe col dare un bella verniciata ai conti della Roma. Non in tempo per la chiusura dell’attuale bilancio (30 giugno, ma che causa Covid-19 non avrà la spada di Damocle del financial fair play), ma pazienza…
Finora la Roma da questa Europa League ha portato a casa 19,75 milioni di euro così distribuiti: 6,75 di bonus Uefa relativi all’arrivo agli ottavi di finale, 3,8 di incasso al botteghino (le quattro partite giocate in casa all’Olimpico), i 3 già acquisiti dal ranking storico e i 6,22 garantiti dal market pool. Da qui alla fine, invece, dai bonus Uefa possono arrivare altri 12,4 milioni: 1,5 per la qualificazione ai quarti di finale, 2,4 per l’arrivo alle semifinali, 4,5 in caso di finale e ulteriori 4 per l’eventuale vincente del trofeo.
A secondo di quanto la Roma si spingerà avanti crescerà anche la quota relativa al market pool, che però è impossibile quantificare con esattezza (potrebbe aggirarsi intorno ai 5 milioni) perché dipende anche dal percorso dell’altra italiana, l’Inter di Antonio Conte. Esattamente come non è possibile quantificare ora un altro eventuale indotto, quello legato a bonus commerciali e sponsorizzazioni varie in caso – ad esempio – di vittoria finale. Certo è che una Roma capace di alzare il trofeo garantirebbe maggiore valore al brand giallorosso, permettendo anche l’avvicinamento di nuovi sponsor al club.
Ecco perché il doppio confronto con il Siviglia (sempre che si giochi sulle due partite e non con gare secche) assume già da ora un’importanza altissima. Arrivare il più avanti possibile in Europa League vorrebbe dire dare respiro alle casse (nonostante l’assenza dei ricavi da botteghino). Vincere, oltre che permettere al club di gioire sul piano sportivo, garantirebbe anche l’accesso a quella Champions League che è da sempre il vero obiettivo della Roma. Raggiungibile in campionato solo superando in classifica l’Atalanta (raggiungerla non basterebbe, visto lo scontro diretto a sfavore).
Già, perché il vero moltiplicatore sarebbe proprio quello,giocare la prossima Champions. Una sorta di jackpot, per un club che continua a spendere molto di più di quel che incassa. Anche qui non è facile conteggiare in assoluto quanto può valere la prossima Champions, di sicuro non meno di 45 milioni tra bonus Uefa (partecipazione e partite, ogni vittoria vale 2,7 milioni), ranking storico e market pool.
Sub-iudice, ovviamente, gli incassi al botteghino, anche se c’è la speranza che nel 2020/21 si possa essere già tornati allo stadio, seppur magari con dei distanziamenti che non permetteranno gli stessi incassi del passato. Per rendere l’idea, però, nel 2017/18 (la stagione della semifinale della Champions) la Roma in Europa sfondò il tetto dei cento milioni di ricavi: 83,802 dall’Uefa (di cui 45,2 di market pool e il resto di bonus vari, di più fece solo il Real Madrid vincitore con 88,654), a cui aggiungere 18,2 milioni di incassi al botteghino, per un totale di 102 milioni di euro. Insomma, una miniera d’oro. Ecco perché l’Europa League è fondamentale. Un piccolo grande tesoretto, che può diventare anche un baule pieno d’oro.
(Gazzetta dello Sport)
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