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Rassegna stampa

Totti, il cuore oltre l’isolamento

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Non 90 ma 60 minuti. Quelli che Totti si sentirebbe, al netto dei 43 anni e con una nuova carriera alle porte («Cerco il nuovo Francesco»), di poter regalare ancora al calcio. Un’ora nella quale l’ex numero 10 – a CasaSkySport – ha parlato di tutto.

Dall’addio alla Roma («Ancora mi commuovo, sono fuori ma il mio cuore è rimasto a Trigoria») al retroscena post 28 maggio («Ferrero mi voleva alla Sampdoria»), passando per la sua partita del cuore («Roma-Parma dello scudetto»), il rapporto con l’ex ct Lippi («Quella sua visita in clinica cambiò tutto»), l’amicizia con Federer («Un giorno lo sfiderò a Paddle») e l’amore-odio con Spalletti («Ne ho conosciuti due…»). Senza dimenticare l’apprezzamento per Fonseca e l’amicizia con Inzaghi, al quale riserva un congedo scherzoso. 

Si parte dalle giornate scandite dal Coronavirus: «Chiusi in casa è lunga ma ho una famiglia che mi sostiene e dei bambini che hanno bisogno di attenzione. La beneficienza? Abbiamo acquistato dei macchinari per lo Spallanzani e raccolto circa 350 mila euro. Più un’iniziativa a favore della Croce Rossa». Dopo il passaggio sulla nazionale, nel quale ascolta in serie i videomessaggi di Lippi, Del Piero e Bergomi, s’inizia a far sul serio. Da capitano a capitano, ecco comparire Giannini: «A 16 anni, con il papà, mi ha dato tanti consigli».

Un po’ come lui con De Rossi: «Rispetto la sua scelta di chiudere al Boca, anche io a fine carriera ho avuto delle opportunità tra America, Emirati Arabi e Italia. Volevo continuare, poi mi sono detto che un anno o due in più in campo non mi avrebbero cambiato niente. Ferrero avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarmi alla Sampdoria». Proprio in quella Samp dove aveva rischiato di finire nel 1997, prima di oscurare l’oggetto del desiderio Litmanen al Torneo Città di Roma e imporre lo stop al compianto Sensi. 

Una fortuna. Per lui e per la Roma. Le favole infatti sono belle perché uniche. Anche se con un finale commovente. Come il suo, datato 28 maggio 2017: «Le lacrime, quelle le ho ancora. Ricordo ogni secondo di quella giornata piena d’amore. Speravo non arrivasse mai, ma c’è sempre un inizio e una fine. Quando ho fatto la passerella, ho dovuto mettere tutto da parte ma qualcuno neanche lo avrei salutato».

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Uno di questi era Spalletti: «Ho conosciuto due persone diverse. Il primo Luciano era il top, come un secondo padre. Non dico che ci stavo sempre insieme ma quasi. Il secondo invece avrà avuto le sue ragioni, qualcosa non è andato nel migliore dei modi». Da un tecnico all’altro, è il turno di Fonseca («È un grandissimo, me ne parlano tutti bene, in primis i calciatori») e poi di Inzaghi: «Sono molto amico di Simone, sarei contento se allenasse un’altra squadra… Alla Lazio non si può dire nulla. Cosa succede alla ripresa? Spero in un blackout…». Eccola la stilettata, come un cucchiaio in pieno recupero: «Perché io rimarrò sempre della Roma. Anche se sono fuori Trigoria, il mio cuore è sempre lì dentro». Sipario. 

(Il Messaggero)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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