Rassegna stampa
Una telefonata accorcia la Roma
Più che una stangata, è un colpo secco di ghigliottina: la Roma resta senza capo dopo la somma di squalifiche decisa dal giudice sportivo, scrive il Corriere dello Sport. Mourinho prende due giornate (e 20.000 euro di multa), idem il preparatore dei portieri Nuno Santos; il general manager Tiago Pinto viene sospeso fino all’8 marzo (quindi di fatto anche lui per due partite) e persino il preparatore atletico Stefano Rapetti viene fermato per un turno (con multa di 5.000 euro).
Domenica a La Spezia, quando a guidare la squadra come allenatore sarà l’ultimo arrivato Salvatore Foti, andrà uno staff tecnico mutilato. La Roma però farà ricorso per riabilitare Mourinho, Tiago Pinto e il resto della truppa in tempo per la partita contro l’Atalanta del 6 febbraio. L’avvocato Conte, uomo di fiducia della società per questioni di giustizia sportiva, sta già esaminando le carte per presentare un ricorso.
Nella delibera del giudice Gerardo Mastrandrea, pubblicata a metà pomeriggio, le sanzioni vengono spiegate una per una: Mourinho paga la recidiva, dopo l’espulsione di Roma-Napoli che invece era stata punita con una sola giornata di stop.
L’allenatore, «rivolgendosi al quarto ufficiale, ha indirizzato gravi insinuazioni al direttore di gara (Pairetto, ndr)» e poi è «entrato, all’atto del provvedimento di espulsione, sul terreno di gioco con fare minaccioso contestando platealmente la decisione arbitrale». Infine ha «nel tunnel che adduce agli spogliatoi, reiterato le suddette insinuazioni nei confronti del direttore di gara mentre cercava di trattenere il proprio direttore sportivo». Cioè Tiago Pinto.
Questo è forse l’elemento più importante dell’intera vicenda: il direttore sportivo della Roma, o meglio il general manager, ha «affrontato in maniera irruenta l’arbitro e, pur trattenuto dal proprio allenatore, indirizzato allo stesso gravi insinuazioni; sanzione ridotta per aver presentato in un secondo momento formalmente le scuse al direttore di gara, accettate dal medesimo».
In pratica Tiago Pinto, alla fine di Roma-Verona, era fuori di sé, anche più di Mourinho, tanto da scendere velocemente negli spogliatoi, dalla tribuna, per aspettare il rientro di Pairetto. Gli ispettori della procura federale hanno rilevato una serie di riferimenti alla Juventus e in particolare al fratello dell’arbitro, Alberto, che lavora come dirigente addetto ai tifosi proprio alla Juve.
In pratica sia Tiago Pinto che Mourinho, entrambi portoghesi, hanno adombrato negli stessi concitati minuti il sospetto che l’arbitraggio fosse “pilotato”. Così si spiega anche il gesto del telefono dell’allenatore, che tutto il mondo ha visto in diretta televisiva.
Il senso: la telefonata, virtuale o meno, sarebbe arrivata a Pairetto, peraltro figlio del designatore di Calciopoli, da qualcuno che aveva interesse a frenare la rincorsa della Roma al quarto posto. Il fatto però è che Pairetto, nonostante l’arbitraggio scadente, ha inciso molto poco sul pareggio, al di là dei contestati quattro minuti di recupero.
Quanto ai collaboratori di Mourinho, Nuno Santos viene squalificato per due giornate per aver rivolto due insulti all’arbitro. Rapetti invece per aver utilizzato un’espressione blasfema e per aver «inveito pesantemente contro un componente della panchina avversaria».
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