Rassegna stampa
Veretout anima, gambe, cervello. Fonseca non può farlo riposare
NOTIZIE AS ROMA VERETOUT – Jordan Veretout è il cuore, l’anima, ma anche il cervello, della Roma di Fonseca. Se c’è un giocatore a cui il tecnico portoghese ha davvero affidato le chiavi della sua Roma è il francese e la partita di questa sera contro il Parma non farà eccezione.
Perché con Cristante spostato probabilmente in difesa e un nuovo modulo con cui la Roma sta prendendo confidenza, toccherà ancora a lui coprire il reparto arretrato e orchestrare le azioni offensive. D’altronde, è abituato. In questa stagione Fonseca lo ha schierato in 37 occasioni (più di Dzeko, Pau Lopez e Kolarov) di cui 27 in campionato. Non è mai stato fuori in Serie A per scelta tecnica, ma solo per infortunio o squalifica e i numeri, più di tutti, certificano la sua importanza nevralgica.
Non c’è zona del rettangolo di gioco in cui Veretout non agisca, non c’è giocatore che non benefici delle sue geometrie, non c’è azione della Roma in cui non sia coinvolto. Non a caso, a gennaio, il periodo nero della Roma ha coinciso con il suo mese di appannamento, evidentemente stanco per le troppe partite: «È uno che corre per due, per lui e per me» ha ammesso Mancini quando Fonseca, per necessità, lo ha spostato in mezzo al campo. Non solo corsa o geometrie, però, ma anche protezione della squadra, visto che il francese ha una media di 4.78 palle recuperate a partita, superiore a quella di ruolo (4.22).
I passaggi lunghi della Roma passano quasi tutti dai suoi piedi con una media di 3,63 a partita, di tre volte maggiore a quella del ruolo (1,68). Se c’è un neo nel suo lavoro è che Veretout verticalizza solo il 25% dei suoi passaggi, un quarto, un dato che Fonseca vorrebbe fosse superiore, perché ama quel tipo di calcio.
Di certo, soprattutto in queste ultime partite, il francese fatica a trovare i varchi necessari perché i compagni hanno difficoltà a farsi trovare al posto giusto al momento giusto. E quindi, anche per non incorrere in errori tipo quelli di Diawara o Zappacosta, meglio fare le cose apparentemente più semplici. Veretout questo sa farlo bene, da lui partono circa 44 passaggi a partita, la media del ruolo in campionato è poco più della metà e tocca palloni davvero in ogni zona del campo.
Il giocatore con cui interagisce di più è Kolarov, ma questa non è una novità perché è dal 2017 che il serbo è il regista difensivo della Roma. Adesso, invece, Jordan ha iniziato a lavorare molto con Mkhitaryan, che spesso si abbassa vicino a lui per lavorare meglio per i compagni. I due parlano la stessa lingua, per quanto l’armeno abbia piedi più delicati, e magari dalla loro sinergia possono nascere azioni pericolose. Anzi, Fonseca spera che da loro, e da Dzeko, possa proprio rinascere la Roma.
(Gazzetta dello Sport)
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