“Mi sono candidato alla guida della Figc perché me l’hanno chiesto, per cambiare il calcio c’e’ bisogno di cambiare marcia, assumere un’altra direzione, con un’altra intraprendenza, ci sono tanti fronti negativi su cui ragionare insieme”. Cosi’ Andrea Abodi, attuale presidente della Lega di serie B, ha spiegato la sua discesa in campo nella corsa per la guida della federcalcio. “Il primo punto dee mio programma – ha detto Abodi ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’- è quello di instaurare un diverso modo di lavorare, attraverso la collaborazione, la ricerca l’analisi e l’apertura verso il mondo estero e verso tutti i portatori di interessi nel mondo del calcio. E poi aggredire subito gli elementi negativi del sistema calcio, le perdite consolidate nei bilanci, il calo dei tifosi, la perdita di società nel settore dilettantistico, la perdita di tesserati. Il calcio deve riprendere a fare promozione dalla base piuttosto che concentrarsi soltanto sui vertici”.
Abodi ha aggiunto di voler introdurre “maggiore trasparenza” nelle decisioni, “non sempre tifosi, appassionati e addetti comprendono le scelte fatte. Vorrei – ha aggiunto – una federazione che facesse le cose per convinzione non per convenienza. In tante occasioni ho percepito che le cose venivano fatte non per convinzione, ma per convenienza, perché avrebbero portato consenso”.
Abodi esprime anche a proposito della riforma dei campionati (“Non è un’utopia”.) e ha anche lanciato un appello a Renzo Ulivieri, capo dell’associazione allenatori (che per il voto in Figc si è pronunciata a favore di Carlo Tavecchio, presidente uscente) affinché gli consenta di incontrare i suoi associati per presentare loro direttamente il programma che intende attuare. “Rispetto la decisione di Ulivieri – ha spiegato Abodi – ma ho chiesto che fosse organizzato un incontro, anche a tavoli separati con i due candidati, farò di tutto fino all’ultimo perché Ulivieri mi conceda di parlare ai suoi delegati. E’ importante un confronto tra me e Tavecchio, che resta un amico e al quale auguro in bocca al lupo”.
Quanto alla riforma dei campionati, ha aggiunto Abodi “se fosse un’utopia sarebbe il fallimento clamoroso di un progetto che ha visto nascere questa stagione federale. Non credo sia la madre di tutte le riforme, né un’utopia. Per ricostruire il settore professionistico tocca mettersi attorno a un tavolo e capire cosa il sistema riesce a esprimere. Serve la massima concentrazione sull’analisi tecnica per capire in che modo recuperare fette di consenso di pubblico e di fatturato in Italia e all’estero. La riforma non é un blocco unico che comprende tutti. Si può cominciare dalle categorie più basse”.
Infine, Abodi ha rilanciato la proposta sviluppare il calcio femminile, ”uscendo dagli steccati che oggi lo vedono dentro i dilettanti” per costruire una ”federazione” del femminile
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