Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro la Juventus.
Cosa pensa dell’importanza di questa partita?
E’ una partita delicata. Abbiamo ancora un obiettivo importante e vogliamo mantenere il terzo posto.
Questa sarà la sua 50esima partita con la Roma.
Spero di farne altrettante. E’ un piccolo obiettivo ma mai accontentarsi. Spero che quelle che verranno saranno di maggiore qualità.
Tra Roma e Juve ci sono 18 punti di differenza. 3 elementi per migliorarsi?
Dobbiamo dare continuità ad un certo tipo di squadra. La Juve ha continuità e abitudine a vincere, la Roma è sempre stata dietro e non è che arrivo io e trovo la medicina per risolvere il problema. Dovremo rinforzarci dove siamo deficitari ma qualche passo avanti l’abbiamo fatto, anche su come abbiamo trattato le partite.
Allegri ha detto che giocheranno Szczesny, Higuain e Dybala. Si può sapere se giocano Under, Strootman e Dzeko?
Un paio di quelli che hai detto sì, l’altro non so. Posso dire che giocheranno Alisson, Dzeko, Florenzi, Kolarov, De Rossi e El Shaarawy. Il resto vediamo.
la differenza in casa tra campionato e Champions?
In casa abbiamo subito troppe sconfitte. L’Olimpico deve tornare fortino, la Juve costruisce tantissimo in caso. Spero che in futuro e anche domani miglioreremo il rendimento interno. Fuori casa ha fatto la differenza il rendimento della difesa.
Dalla società è arrivata l’indicazione di dare importanza al terzo posto?
E’ un obiettivo che sto dicendo da tempo. Il desiderio della società è fondamentale, ma per prestigio e mentalità è giusto arrivare terzi.
La partita di domani può essere importante per lanciare un messaggio alla prossima stagione?
E’ più per noi stessi, per una mentalità interna ed è giusto ambire sempre a vincere. Troviamo una squadra con entusiasmo e leggerezza perché ha le mani sullo scudetto. L’anno scorso hanno perso qui ma non avevano grande determinazione. Hanno la facilità di affrontare determinate partite.
Nella campagna acquisti ci sarà di più la sua impronta?
Io alleno e non faccio le campagne acquisti. E’ un discorso prematuro, ancora non ne ho parlato neanche in società perché abbiamo ancora un obiettivo da raggiungere. Poi l’allenatore è ovvio che è importante, si deve capire quello che voglio io e non solo io che capisco ciò che vogliono gli altri.
Da giocatore hai affrontato la Juventus. Ora sembra non ci sia quel livore nella rivalità. Il rapporto è cambiato?
Credo di sì, ma sul campo non ci sono amici, compagni o fratelli. Ci deve essere il desiderio di prevalere, dare sempre il massimo contro chiunque ci si trovi davanti.
Che segnale sarebbe fare 6 punti?
E’ il nostro obiettivo. Il problema di fondo è sempre lo stesso. Parlare a posteriori è un errore, dobbiamo chiudere alla grande portando più punti possibili a casa. Il distacco lascia il tempo che trova, contano solo gli obiettivi.
Dopo una stagione ha la sensazione di aver limato il gap con la Juventus dal punto di vista mentale?
Sì può dire che è cresciuta sotto tanti punti di vista. In campionato siamo in ritardo e in Champions abbiamo fatto meglio. Abbiamo ancora tanto da fare, loro sono una squadra che non muore mai, sono rimasti sempre sul pezzo parlando meno e facendo tanti fatti.
Sulle seconde squadre.
Nettamente favorevole, per le grandi squadre è un vantaggio per far crescere i giovani. Deve essere una vetrina per i campionati delle squadre inferiori ma bisogna avere rispetto per le squadre che lavorano e lottano da tanti anni in serie B e Lega Pro. Sono favorevole al cambiamento, ma con i giusti accorgimenti.
Se la sente di pretendere di più a livello di obiettivi di mercato?
I conti non li faccio io. Noi dobbiamo ambire a fare sempre meglio. Lo possiamo fare e dobbiamo ambire a migliorare in campionato e rifare in Champions tutto al meglio. Ovviamente c’è sempre il desiderio di migliorare ma sono discorsi che non posso fare qua. Li farò in privato e insieme cercheremo di trasmettere gli obiettivi generali.
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