Luciano Spalletti, allenatore della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Sassuolo. Queste le dichiarazioni del tecnico giallorosso:
“Mario Rui ha bisogno di tempo ancora. Vermaelen: c’è da far dei passaggi per essere in condizione di fare una scaletta. Peres e Perotti siamo fiduciosi per Empoli, tutto sta procedendo bene. Seck ha bisogno di una settimana ancora e probabilmente lo prendiamo in considerazione per Bologna. La notizia è che torna Ruediger. E il dottore ha detto che sono a disposizione anche io, anche se mi ha consigliato di mettere il casco. Poi c’è una precisazione da fare: tirare in ballo la libertà di stampa forse c’entra meno rispetto alle galline di Cioni nella mia risposta. Ho visto che quando abbiamo preso El Shaarawy ci sono stati titoli tipo “A che serve il Faraone?” A che serve? Facciamolo giocare. Ho visto titoli sui giornali se fa gol qualcuno “Ciao Dzeko”. Diamogli tempo. Nainggolan: “Spero che lo stadio sia pieno, sosteneteci anche quando non c’è Totti”. Titolo: “Il Ninja se la prende con i tifosi”. E perché? Oppure “Totti purga Spalletti”. Perché? Se fa gol io ho vinto. C’è un’interpretazione personale, che va bene lo stesso. La libertà di stampa guai a chi me la tocca. Ora si può iniziare la conferenza”
E’ un campionato più equilibrato rispetto a quanto ci si potesse aspettare?
“E’ ancora presto ma c’è un equilibrio per ora che non può che far bene. Ci saranno tanti duelli di alta classifica, se il Milan non avesse avuto quei punti probabilmente non avrebbe avuto tutto quel supporto dello stadio e noi spesso facciamo questo richiamo perché l’Olimpico io l’ho vissuto in quei tempi e si viaggiava anche sulle ali dell’entusiasmo. Essere in molti a giocarsi la partita a viso aperto è bello e rende tutto più vivo, spero che continui così il campionato”
Cosa pensa del Sassuolo? Le difficoltà?
“La difficoltà è che è il Sassuolo di Di Francesco. E’ allenata bene, è una società che mira a dei giocatori da far crescere, gli danno la possibilità di migliorare, cosa che non possono far tutti. I grandi talenti ci sono ma è più difficile la collocazione perché ci sono delle realtà dove diventa più difficile e questo a loro è permesso. Poi la rapidità degli attaccanti, Di Francesco li ha cambiati spesso, ha fatto vedere che si fida di tutti e qualsiasi formazione metterà in campo farà bene. Lo abbiamo visto lo scorso anno quando è stato il crocevia della stagione”
Un ricordo di Di Francesco team manager?
“Era uno di campo, si stava a discutere delle questioni di calcio come fosse un allenatore. Ad esempio qui abbiamo Beccaccioli che è “quello che fa i montaggi” ma molto spesso li sa fare da solo perché sa cosa vogliamo, è un mio collaboratore che sa stare sul campo. Di Francesco era già allenatore, è già nelle condizioni di poter far male a tutti quelli che gli vanno contro”
(Domanda di Maida): Mi permetta di tornare sopra l’argomento anche a me allora…
Lo interrompe Spalletti: “Si fa dopo la partita”
Riprende la parola Spalletti: “Il discorso sulla libertà di stampa vorrei farlo dopo la partita. Se mi date un’altra veste sarebbe come mischiare il latte con le cozze. Io ho risposto ad un comunicato stampa che mi ha accusato. Non vi accuso di malafede, parlo d’interpretazioni personali degli episodi. Io dico quello che ho letto in base alle accuse che mi sono state fatte. Oggi sto ad ascoltare solo quelli che dicono forza Roma”.
Condivide la politica del Sassuolo di puntare sui giovani italiani e in particolare romanisti. Qualcuno ne vorrebbe allenare?
“E’ una domanda corretta perché loro sono venuti a prenderne diversi che secondo me sono forti. Però anche quest’anno nel mercato io mi sono trovato a dover discutere di alcune posizioni in cui io scelgo il titolare, almeno nell’idea, e poi metterci vicino altri giocatori che poi però vogliono andare via per giocare, vogliono sentirsi chiamati in causa ogni volta. La spinta professionale del calciatore poi ti dice che se tu lo tieni fermo fa peggio di quell’altro, allora un anno puoi fargli fare la riserva ma poi…Iago Falque ad esempio: lui voleva andare a giocare, ha passato dei pomeriggi ad allenarsi da solo quando lo facevo giocare perché voleva andare più forte. Poi purtroppo c’è quello che ha mercato e prendi due soldini e quello che non ce l’ha e non ti fa prendere soldini. Se non lo fai giocare però non ti riesce a fare quello che invece vedi da altre parti. Ljajic, ad esempio, è un altro che ha mercato: con lui non ci ho neanche parlato e mi dispiace ma se non lo fai giocare con continuità, Ljajic perde qualche qualità perché ha quell’entusiasmo lì. Però la cessione di alcuni di questi ragazzi, come Ricci, che si fa? Si manda a giocare. Perché se faceva la riserva qui poi non ha valore a fine anno, in una società in cui si fa attenzione anche a questo diventa difficile indovinarle tutte. Iago Falque mi potrebbe dire “Mister, guarda un po’…”. E non potrei dirgli nulla”
Come sta Juan Jesus? Strootman è pronto?
“Juan Jesus ha questo risentimento al polpaccio però è nelle condizioni di stare dentro se lo scelgo. Strootman parte dall’inizio, questa volta proviamo a farlo giocare per capire fino a che punto va. Sicuramente un’ora la fa con tutta la qualità che possiede”
Iturbe e Gerson sono due giocatori che possono andare via?
“Sono valutazioni che si fanno su tutti i giocatori quando si arriva a dicembre. Parlare di Iturbe e Gerson ora, convieni con me, che se ti dico di sì poi domani mi servono…”
Perché Pellegrini ha bisogno di andare a giocare mentre Gerson no?
“Anche Gerson è andato a giocare lo scorso anno. In un altro campionato? Questa è una precisazione corretta…”
Non le bastano 20 vittorie su 28 partite per rinnovare il contratto?
“No, non conta questo. La penna del mio contratto ce l’hanno i calciatori, se non fanno bene è perché io li ho allenati male. Noi abbiamo la necessità di vincere, ora si picchia su questa cosa: l’ambiente è perfetto per lavorarci, qual è la difficoltà? Che Roma ha bisogno di vincere. Roma è forte, è bella, quando vieni qui abiti l’anima alla bellezza infinita, poi tornare indietro diventa difficile. La Roma è questa, abituarsi a non vincere mai è difficile: noi ormai abbiamo consumato un po’ di tempo, noi dobbiamo vincere. Vincere non significa solo portare a casa un titolo ma mandare un messaggio in cui il nostro modo di essere professionali, il modo di metterci le mani, di ballare fino alla fine: questo è un messaggio che va mandato dalla capitale d’Italia. Roma ha la necessità di vincere. Ai tifosi della Roma poi non gliela racconti, perché li hanno visti i calciatori, hanno visto Totti per 20 anni, hanno visto Falcao, per questo magari a volte diventano critici. Noi abbiamo l’imposizione di sopportare il peso sulle spalle, altrimenti non si sta qui. O si rende onore a Roma e alla Roma o via! Fuori! Da un punto di vista calcistico eh, se no poi mi si dà del razzista…”
E’ sorpreso più dal Milan o dal momento negativo dell’Inter?
“Tutte e due, perché Montella sta lavorando bene, dell’Inter posso parlare poco perché io conosco le mie di difficoltà. De Boer mi sembra una persona seria, professionale, anche lì hanno necessità dopo aver cambiato diversi allenatori come qui”
Domani torna Rudiger. Quanto gli manca per poter giocare dal primo minuto?
“Ora siamo vicini perché il ragazzo è sano, è un muscolare, un leoncino dentro la gabbia perché ci arriva sempre sui contrasti con questa voglia che ha, questo impeto. Sicuramente farlo partire dall’inizio può essere un azzardo”
Una volta che la Roma riavrà la difesa titolare, che margine può avere?
“E’ una considerazione giusta, perché così puoi creare concorrenza, è giusto avere quello che ti fa le scarpe e questo alza sicuramente il livello. Marchizza è un giocatore forte ma allenarsi con una difesa composta da Peres, Vermaelen e Mario Rui alza il livello dell’allenamento. Il livello d’allenamento è quello che vedo durante la settimana perché se io venissi fuori ragionerei come voi ma se voi veniste dentro gli dareste più “il verso” mio alla situazione perché avreste altre cose in mano per valutare. Sono giocatori forti che non hanno il timore di prendere gol, sono esperti, abituati ad un confronto di altissimo livello”
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