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Conferenze stampa

Spalletti: “Sono orgoglioso di questa squadra. Il mio contratto? Se non vinco vado via”

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Luciano Spalletti, allenatore della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Chievo. Queste le sue dichiarazioni:

Bollettino medico: “Nura e Lobont proseguono la riabilitazione, Florenzi lunedì ha cominciato la corsa lineare e siamo nei tempi previsti, nelle prossime settimane aumenterà i carichi di lavoro e si valuteranno di volta in volta le risposte perchè il lavoro puó essere aumentabile o meno. Paredes è 2-3 giorni che corre in campo ma ogni volta che esce la caviglia gli dà fastidio, oggi si riprova ma è molto difficile che sia a disposizione. Manolas ha un infortunio muscolare alla coscia destra poi Totti, Nainggolan e De Rossi sono da valutare nell’allenamento di oggi”.

Come ha reagito il gruppo dopo Torino?
Benissimo, sono sconfitte che fanno male però poi va fatta una valutazione obiettiva. Dentro l’analisi dentro lo spogliatoio, perché quello che dà il via alla giornata dice: tre minuti all’inizio, spogliatoio, palestra e campo. Di solito si fa questo confronto dentro lo spogliatoio dopo le partite, e poi le analisi video. In questo caso solo lo spogliatoio, il video successivamente ed è venuto fuori un discorso molto bello, con prese di coscienza della situazione attuale: noi non dobbiamo buttar via tutto in 5 minuti per una sconfitta. La sconfitta dà fastidio, ci vede tre punti più distanti dalla Juve, ma ci sono anche altre considerazioni da fare che vanno a favore dei ragazzi. Loro devono rimanere convinti, deve rimanere intatta l’autostima che hanno. Stanno lavorando in maniera corretta. Nell’allenamento di ieri, se lo si guarda e si descrive quello che è successo, ci si rende conto dell’entusiamo del gruppo e la voglia di andare a trasferire l’amarezza della sconfitta verso la ricerca di vittoria assoluta contro il Chievo.

Il Chievo sta facendo bene, cosa si aspetta dalla Roma? Quali risposte?
Mi fa piacere evidenziare il buon lavoro di Maran, perché lui è una persona di sostanza, è un allenatore vero da campo e lo insegna ciò che la squadra fa in campo. Squadra, corta, fuorigioco alto: giocatori come Pellissier, Meggiorini, Floro Flores, Birsa ci sono attaccanti forti. La squadra deve essere attenta sulle verticalizzazioni improvvise, esser brava a dar seguito in velocità alle azioni, perché se fai un possesso palla di poca qualità loro ti saltano addosso e portano giocatori intorno alla palla e diventa difficile uscire. In quei 5 minuti in cui non bisogna buttare all’aria tutto c’è l’imposizione di vincere la partita. Poi appena mi domandano del contratto lo analizziamo in maniera più approfondita.

Il contratto?
Io ho detto delle cose venti giorni fa, il vostro collega ha riportato fedelmente tutto, ma sono le stesse cose che ho detto trecento volte. Voi gli avete dato un peso diverso. Nel calcio si usa così, la ricerca deve essere vincere. Si fanno gli inventari e si guarda se la squadra segue, è attenta, se è nelle condizioni di dare il giusto risultato per quello che è la forza di come è composta oppure no. Ad esempio, ora si arriva a dicembre e si fa l’analisi di questi sei mesi o dell’annata e se si valutano le trentasei partite delle trentotto e si hanno 81 punti, si vede che Bayern Monaco, Tottenham, Arsenal, Manchester City, Psg hanno la media nostra o forse anche più bassa. Ci sono i presupposti quindi per andare avanti. Quando si arriva a fine hanno si fanno altre analisi. Bisogna vincere assolutamente la partita col Chievo. E’ una partita fondamentale per noi. Sono orgoglioso del comportamento dei ragazzi, lavorano in maniera corretta. Poi quando si arriva a fine anno bisogna per forza riprendere in mano e fare l’inventario della situazione. Si guarda cosa si è portato a casa e i presupposti di crescita. Visto che non ho vinto nulla facciamo 5 anni di contratto, è meglio così? Per me no, sembra scorretto. Io voglio portare a casa un risultato, come voi fate lo stesso quando scrivete. Si va per partito preso o per dare vantaggio ai propri interessi? Mi voglio augurare che non sia così.

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Mario Rui verso l’esordio? Gerson come centrocampista?
Mario Rui non è ancora pronto per poter giocare. Sta lavorando bene e sta tornando quel calciatore che conosciamo. Gerson è quel calciatore che è stato un po’ preso di mira in questi due giorni e ha un quindicesimo di responsabilità della sconfitta. Non capisco proprio che centra nel ko di Torino. Lui può giocare nel suo ruolo, ma qualè? Centrocampista offensivo, trequartista, su una fascia come ha fatto a Torino, tra l’altro senza permettere un cross ad Alex Sandro. Lui non ha dato niente e non ha concesso niente: mi sarei aspettato questa guerra se avesse fatto come nelle partite precedenti da lui giocate. Alex Sandro non ha fatto nè gol nè cross. Se non fosse cambiato il risultato e se non avesse preso l’ammonizione lo avrei lasciato in campo. Con il giallo l’ho levato, ma la colpa casomai datela a me, non lo citate poverino per distruggerlo perché è un ragazzo. Ci avevate provato anche con Emerson ma poi lui è uscito. Datela a me la colpa.

Szczesny nel post-Juve ha detto che in campo bisogna essere uomini e non ragazzini. In che senso questa squadra a volte è ragazzina?
In alcuni momento abbiamo fatto vedere un volto diverso per qualità e valore della squadra. Siamo stati ragazzini nella partita di Cagliari perché quelli non sono punti da perdere, perché per come eravamo in vantaggio non si potevano lasciare punti. Ragazzini anche sul finale di Bergamo per quello che avevamo dimostrato nel gioco e nella personalità nel primo tempo, poi nel secondo non gli abbiamo dato seguito. Nell’analisi di domenica abbiamo detto che non dovevamo perdere punti a Cagliari e a Bergamo, e non dobbiamo perdere punti domani sera. Ci può stare perdere contro la Juventus, e lo abbiamo fatto in maniera degna. La squadra nel secondo tempo ha avuto la reazione giusta, ha cercato di mordere alta e soffocare, anche sbilanciandoci e rischiando. Ma è una forzatura che dobbiamo fare e la squadra si è comportata bene. Ragazzini? Rifetito ai cali che ci sono stati. Lui ha sintetizzato in base alla conoscenza delle sue parole. Dobbiamo fare risultati soprattutto con le squadre che sono inferiori al nostro potenziale e poi metterci qualche grande risultato come abbiamo fatto.

È vero che Perotti ed El Shaarawy hanno espresso perplessità sul giocare a destra? Servirà intervenire sul mercato per trovare un vice-Salah?
Si loro si trovano meglio sull’altra parte, lo dicono a tutti. Sono abituati a giocare a sinistra, di solito si fa così più per la palla imbucata: si porta dentro e si imbuca per la punta, il gioco di Zeman ha insegnato questo. Io non sono molto d’accordo però c’è da fare un po’ di opera di convincimento. La mia scelta è dipesa dal ruolo che ho, e poi è dipesa dal fatto che avevo dei calciatori mezzi e mezzi che non avrebbero finito la partita perché Peres non aveva più di un quarto d’ora, Salah non sarebbe durato. Io dovevo passare mezz’ora dove si giocava più una palla addosso e serviva fisicità a tenere palla e in questo Gerson è bravissimo. Se in futuro impara a perdere qualche palla di meno è uno dei due giocatori davanti alla difesa, con la stessa operazione alla Pizarro, che dà qualità per girare palla ma avrebbe più responsabilità per il ruolo.

La Roma ha bisogno di un altro centrocampista?
Noi nel tentare di fare l’inventario si sentirà anche i giocatori per vedere se qualcuno vuole andare via. Perché tenere gli scontenti potrebbe creare problemi, quindi ci dobbiamo confrontare con loro. Forse un centrocampista se capita giusto lo potremmo prendere. Per il resto ci sentiamo abbastanza tranquilli. Non faremo scelte strane.

Quando parli di vincere a fine stagione immagino che non bisognerà aspettare giugno per sapere se Spalletti rimarrà no?
Parliamo di questo oggi e poi non ne parleremo più. A fine anno si guardano gli elementi per vedere se continuare. Si arriva a marzo e si parla con la società per vedere se ci sono gli elementi per andare avanti. Quando sono andato via la prima volta avevo ancora due anni di contratto e giustamente me ne sono andato via. C’era la presa di coscienza che quella squadra avrebbe potuto fare di più, poi quando ero allo Zenit nessuno mi sapeva dire niente sulla Roma. Voi ora siete gli stessi, i giocatori sono cambiati, sono stati massacrati allenatori che ora sono al Barcellona e in Inghilterra: voi a massacrarli e loro intanto vincono. Le cose cambiano. Quando si arriva a quella data si fanno le domande giuste, se ci sono i presupposti o abbiamo determinato gli elementi per poter andare avanti oppure no? Chi è quello scomodo? E ci si fa da parte se io non vinco, è giusto lasciare il posto a un altro se non vinco. Voi per scrivere avete poi degli obiettivi in fondo all’anno? Tutti hanno obiettivi, anche voi anche se forse sono meno riconosciuti visto che siete sempre gli stessi.

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Ci sono similitudini tra lei e Sarri. Ma c’è una differenza che non mi spiego: Sarri gioca sempre allo stesso modo, mentre lei studia di più l’avversario e modifica la squadra sia tatticamente che nelle scelte dei giocatori
Prima ero un po’ più rigido come lui nelle scelte. Lo puoi fare quando la squadra viene costruita piano piano. Le caratteristiche dei giocatori diventano abbastanza importanti, alcuni fanno bene delle cose altri delle altre. Lui è bravo, ogni volta che mi parlano di Sarri mi viene in mente il gioco del Napoli. In questo momento qui è il più bravo di tutti. Si gioca così e si fanno queste cose. Quando il segnale che vuoi mandare è così limpido c’è la possibilità di riconoscere quello che tu fai. Anche se la ripetitività e il farlo tanto bene annulla scelte differenti. Nel calcio non c’è la perfezione completa, lui tenta di sfruttare tutto, mette tutto in considerazione quando lavora con la sua squadra. Ora mi sono un po’ ammorbidito e sono andato a cambiare qualche situazione tattica. Dipende anche dagli infortuni. Abbiamo cominciato con la difesa a quattro e poi ci abbiamo messo il quinto dentro. Ora non ho i doppioni classici in ogni ruolo, quindi mettendo dentro altri giocatori ho cambiato qualcosa. Tutte e due si possono fare, tutte e due hanno le difficoltà, ma quello diventa un qualcosa di più definito. Metterà in difficoltà il Real Madrid, lo apprezzo e lo stimo nonostante quello che ha detto. Se non vinco niente a fine anno firmo per altri cinque anni. (sorride, ndr)

La Roma dopo lo scudetto è arrivata seconda per otto volte. Che scintilla manca?
Siamo stati bravi ad arrivare sempre secondi, le insidie sono tante. Quando siamo lì proviamo a far qualcosa in più, che è quello a cui mi riferisco. Proviamo a tenere l’asta più in alto possibile. Bisogna migliorarsi sempre, di fare analisi, di accettare la considerazione dura del risultato e del lavoro fatto. Manca la professionalità profonda da tutte le parti. I giocatori dovrebbero sapere il rispetto per quelli che lavorano con te e per te. La tua vita deve essere condizionata dal lavoro che fai. Quando si arriva in fondo e si arriva secondi si dice bravi a quelli davanti. Ci potevano essere risultati diversi per quanto mi riguarda. Il lavoro della Roma è un lavoro molto dignitoso e questo si potrà sottolineare dopo il Chievo.

Un eventuale secondo posto che tipo di stimolo rappresenta? Valuta i risultati o il lavoro fatto per decidere sul futuro?
Si valuta tutto, i risultati, la posizione in classifica, quella che è la crescita o il peggioramento dei calciatori a disposizione. Si valuta come si relaziona la squadra con l’allenatore. Se c’è un punto da rincorrere, un punto d’arrivo che tutti vogliono. Si fa vedere e si apre il più possibile, poi tutti ci si rende conto di quello che è il lavoro. Per cui si valutano tutte le strade scelte.

El Shaarawy non è ancora al 100%? Si aspetta qualcosa di più? Domani gioca Vermaelen?
El Shaarawy ha avuto un problema all’adduttore, l’ha tenuto un po’ nascosto per far vedere che c’era. E’ un ragazzo eccezionale, ha qualità assoluta. Ci sono delle piazzole che gli piacciono di più, altre meno. Gli piace avere la palla sui piedi, gli piace questo caracollare e poi ti passa di sopra. Se gliela incominci a buttare addosso vedrai che ti ritorna. Deve migliorare da un punto di vista di lotta, se tira in porta fa vedere la sua qualità, soprattutto col destro. Col sinistro un po’ meno, usa spesso l’esterno. A destra dovrebbe andare di più per il cross, che è una cosa che mi stimola, visto che abbiamo una prima punta forte fisicamente e brava a prendere posizione. E’ una cosa migliore crossare col destra da destra. Quando vai sul fondo è sempre un cross ad uscire ed è sempre avvantaggiato il difensore, la palla va incocciata in quel caso, al contrario è avvantaggiato l’attaccante, spesso neanche la tocca e finisce in porta. Però Vermaelen può darsi che giochi domani.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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