Le big della Serie A si arrestano tutte sul pareggio durante la sedicesima giornata di campionato. Il derby d’Italia finisce a reti bianche, così come la trasferta dei fiorentini in casa Napoli. Non fa eccezione la Roma che, nel match domenicale delle 12.30 contro il Chievo, manca un’occasione d’oro per agganciare la Juventus a pari punti, senza considerare la partita in meno. Stasera il posticipo Lazio-Torino, opportunità per i biancocelesti di Inzaghi di rimettersi al passo della Roma in caso di vittoria. I giallorossi non pareggiavano per 0-0 in Serie A da ottobre dell’anno scorso, ma si confermano l’unica squadra a non aver mai subito il vantaggio degli avversari nelle partite in trasferta dall’inizio del campionato.
IL TRIDENTE INEDITO – Nel trasformismo targato Di Francesco, la Roma si presenta al Bentegodi con un’altra variante del reparto offensivo. L’uomo della settimana, Diego Perotti, e l’onnipresente Džeko partono dalla panchina. In campo, al fianco di El Shaarawy, c’è spazio per Gerson e Patrick Schick. L’attesissimo esordio da titolare del numero quattordici giallorosso finalmente si realizza e, per di più, occupando la posizione centrale. Ma l’ingranaggio non sembra funzionare granché. Gerson manca di cattiveria, rivelandosi non una gran minaccia per la formazione di Maran e fin troppo prevedibile quando si porta a tu per tu con Sorrentino. El Shaarawy sembra non essere in giornata, nonostante si spenda tanto come a suo solito. Di Francesco è quindi costretto a cambiare due terzi del tridente. In sostituzione arrivano Džeko e Perotti, al fianco di Schick ritornato esterno. Ma la Roma non ingrana neanche così. Džeko sembra posseduto dai vecchi fantasmi e non riesce a sfondare la porta, cannando le occasioni clamorose servitegli prima da Kolarov poi da Nainggolan. Perotti non riesce a concretizzare le sue solite giocate e non entra molto in partita. All’argentino, solitamente protagonista assoluto, vengono riservati pochi tocchi di pallone. Prestazione discreta, invece, per Patrick Schick. Il giocatore ceco gioca i suoi primi novanta minuti in giallorosso e fa una buona partita, ma Sorrentino gli rovina la festa.
CHIEVO: IL FATTORE SORRENTINO – La formazione di Di Francesco si è scontrata al Bentegodi contro un Sorrentino in ottima giornata. Viene da pensare che il trentottenne abbia giocato una sfida personale nei confronti della Roma di Di Francesco, soprattutto alla luce della prestazione contro l’Inter della settimana scorsa. Si esibisce in più di una parata spettacolare: nel primo tempo doppia respinta, prima sul colpo di tacco di Schick, poi su Gerson che prova a ribadire in porta. Per non parlare del clamoroso tocco con il piede al volo a vanificare l’ottimo tiro in porta di Schick nella ripresa. Tutto questo senza citare la parata sul tentativo di Gonalons. Ma la sensazione è che il risultato non sia stato deciso solo dagli inconfutabili meriti del portiere clivense, ma anche da più di una défaillance giallorossa. Perché le occasioni per la formazione di Maran sono in gran parte nate da errori della Roma, sia a centrocampo sia in difesa, con qualche spazio di troppo lasciato libero a Inglese e Birsa, che hanno rischiato di punire severamente i giallorossi. Il Chievo non ha costruito granché in una partita giocata tutta a difendere nella propria metà campo. Ma il risultato al triplice fischio il risultato è 0-0, un esito severo che punisce una Roma che, in certi casi, è ancora troppo poco tagliente.
ROMA: IL FATTORE KOLAROV – Mai più senza Kolarov, verrebbe da dire. Difende, imposta, attacca. Batte tutto il campo per tutti i novanta i minuti di gioco, con una concretezza e una forza sorprendenti. Influente e indispensabile per il sistema di gioco della Roma, è un giocatore totale e completo, centro nevralgico della manovra giallorossa. I numeri della partita col Chievo lo consacrano a vero regista della squadra, quasi tutte le occasioni giallorosse passano per i suoi piedi. Da un suo lancio, nella prima frazione di gioco, nascono il colpo di tacco di Schick e il clamoroso errore di Gerson, che sfrutta male la ribattuta sulla prima respinta di Sorrentino. Poi il corner che per poco non manda in gol Juan Jesus. Suo anche il pallone per Džeko, sul quale il bosniaco non arriva per un pelo. Come al solito partita da applausi per l’elemento chiave della Roma post-Spalletti. Esperienza, classe, tecnica, e quel pizzico di cattiveria che non gusta mai. Questo è Aleksandar Kolarov, ad oggi uno dei migliori esterni bassi di tutta Europa, non solo della Serie A.
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