Ci hanno provato dal 2011, senza riuscirci, perchè era (ed è ancora) il fenomeno di sempre. Ma alla fine sono riusciti nel loro intento: ammainare la bandiera di Francesco Totti. Ci ha pensato l’uomo venuto da Siviglia, Monchi, l’ultimo arrivato, a ratificare l’addio del Capitano eterno. Ha avuto coraggio, ha risposto con lucidità e intelligenza ad una domanda scomoda. Perchè parlare di Totti a Trigoria è diventato scomodo. Perchè quelle cinque lettere “Totti” a Trigoria è argomento tabù. Perchè comandano usurpatori di sogni in giacca e cravatta, avvocatucoli dalla dubbia caratura morale (nonché professionale), radicalchic con attici a Londra e dirigenti di estrazione sabauda dalla faccia pulita ma dalla coscienza sporca.
Onore a Monchi, che ha detto quello che a Trigoria pensavano tutti, tecnico compreso, ma che nessuno aveva il coraggio di dire. Avrebbero perso quei pochi consensi che hanno ancora agli occhi dei tifosi. Il preludio è stato ieri quando al prode Giancarlo Dotto, giullare di corte della Roma americana, gli è stato commissionato un articolo contro Totti che fa accapponare la pelle.
Hanno detto di tutto a Francesco: che è un tappo, che è pigro, che il suo nome è scomodo, che blocca la crescita della squadra. Tante stronzate tutte insieme non le ho sentite nemmeno al Processo di Biscardi quando si inscenava il Supermoviolone.
Le parole non escono più. Sono tramortito. Senza Totti in campo non sarà più lo stesso. Pretendeva rispetto, gli hanno dato un bel calcio nel sedere. Spero per lui che qualunque cosa farà sia felice. Noi tifosi non possiamo far altro che rispettare qualsiasi decisione prenderà. Ma se io fossi in lui, con personaggi del genere non ci lavorerei mai. Non meritano uno come Francesco Totti. La leggenda della Roma che riecheggerà nell’eternità non potrà essere mai sporcata da nessuno. Nessuno.
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