“La Roma non è un supermarket”. Nemmeno un mese fa, alla presentazione di Eusebio Di Francesco come nuovo allenatore della Roma, il ds Monchi parlava così al popolo giallorosso. Sono passate diverse settimane e Salah è andato al Liverpool per 42 milioni più 8 di bonus; Manolas e Paredes sono in procinto di lasciare la capitale per 60 milioni più 7 di bonus facilmente raggiungibili. Non sarà sicuramente un supermarket, anche perchè sfidiamo qualunque supermercato ad essere così caro, ma i tifosi della Roma non si aspettavano di certo tre cessioni così pesanti in pochissimi giorni.
Si doveva rinforzare la squadra, senza rivoluzionarla nei punti cardine (Pallotta dixit), invece Monchi sta rivoltando la Roma come un calzino. Ma, badate bene, non può essere il ds spagnolo a passare da capro espiatorio dell’ennesima rivoluzione. I dettami arrivano dall’alto, dalla proprietà. A questo punto la domanda è più che lecita: perchè la Roma deve necessariamente incassare quasi 200 milioni dalle cessioni se sarebbe bastato liberare il solo Salah per mettere a posto il bilancio? C’è qualcosa che non quadra e solo i dirigenti di Trigoria possono dare una risposta/spiegazione.
E’ pur vero che dare dei giudizi che possono apparire affrettati al 25 giugno sarebbe inopportuno, ma permetteteci di essere almeno un minimo preoccupati. Tutti hanno fiducia in Monchi, nel re Mida delle plusvalenze, che compra futuri campioncini a poco e rivende a peso d’oro, ma è la strada verso la redenzione? E’ ancora presto per giudicare, ma siamo sicuri che i tifosi romanisti che vogliono davvero una grande squadra, che possa competere con la Juventus e non collezionare piazzamenti come figurine, da luglio in poi si aspettano non solo degli acquisti, ma anche dei grandi nomi per poter tornare a sognare. Altrimenti lo spettro del ridimensionamento sarà sempre dietro l’angolo. Anzi, forse è già in atto e non ce ne accorgiamo neanche. Almeno, Pallotta, abbia il coraggio di ammetterlo.
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