Cinque motivi, cinque, per crederci davvero. L’attesa è tanta: più passano le ore e più la febbre di Barcellona-Roma sale. La storia non aspetta ed è per questo che, per cercare di farla da soli, ci vorrà tutta l’inventiva di noi italiani. Il tiki-taka spagnolo contro il pragmatismo e il cinismo italiano. Due scuole di pensiero a confronto. Due modi di fare calcio differenti. Due mondi diversi e opposti. Uno che ha portato risultati, l’altro che i risultati vuole iniziare a farli. Ecco cinque motivi per credere nell’impresa che diventerebbe storica.

  1. E’ la motivazione più banale, ma anche la più vera. Parafrasando Caressa e Bergomi ‘Il calcio è strano’. Se in una partita secca può succedere di tutto, figuriamoci in un doppio confronto di 180 minuti. Non sempre vince la squadra più forte, la più completa, quella con più campioni. Molto spesso conta la voglia, la determinazione, la grinta di chi vuole fare il salto da eterna promessa a realtà del calcio europeo. La Roma non è nemmeno arrivata ad essere una ‘promessa’, ma se giocherà con intelligenza e sagacia tattica, al Camp Nou non si partirà battuti e il suo calcio diventerà realtà.
  2. Perchè il Barcellona sottovaluta la Roma. I media spagnoli, al momento del sorteggio, definivano i giallorossi un ‘cioccolatino’ da scartare come e quando volevano. Invece nel calcio mai dare nulla per scontato. L’Italia, nel 1982, quando stravinse il Mondiale, ha battuto sia l’Argentina che il Brasile super favoriti. C’erano Maradona, Zico e Falcao, come oggi Messi, Iniesta e Suarez. La forza del Barça è indubbia, ma la presunzione si paga a caro prezzo.
  3. Alisson e non solo. La Roma ha tra le proprie fila il portiere più forte del mondo. Lo dicono i numeri, lo dice la storia di questa stagione. Certo, anche il Barcellona ha un gran bel portiere, ter Stegen per l’appunto, ma i giallorossi hanno una saracinesca che è in uno stato di forma ‘Mondiale’. Ecco un altro motivo per credere davvero all’impresa
  4. Di Francesco, al ballo dei debuttanti. Contro lo Shakhtar, accreditato da tutti per il passaggio del turno, ha fatto un capolavoro tattico aspettando gli ucraini e colpendoli al momento giusto. Un po’ come il gatto con il topo che, alla fine, è caduto nella trappola (Shakhtar). I debuttanti, si sa, hanno qualcosa in più e bisogna avere fiducia nel tecnico per sognare al Camp Nou. Anche perchè Difra ha già battuto Valverde…
  5. Perchè c’è Totti. Sì, certo, potrete ribattere ‘Lui non gioca’. Ovvio, ma la sua presenza è fondamentale per lo spogliatoio e per creare i presupposti per fare l’impresa. Totti sa come si fa. Totti sa come si vince. Ha già vinto a Roma e ha vinto un Mondiale. La squadra dovrà crederci, lui dovrà infondere fiducia e calma. E poi lo sapevate che la finale a Kiev si gioca il 26 maggio? Vi ricorda qualcosa? La storia, prima o poi, deve cambiare. Anzi, dovrà cambiare. E forse l’inerzia sta già cambiando…


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